Ottenuti per la prima volta dalle metastasi, con gli organoidi si potranno sviluppare farmaci mirati ed efficaci

di Beatrice Passarelli

4 agosto 2022 - Il tumore mammario è la neoplasia più frequente nelle donne e nel 6-7% dei casi si presenta metastatico già alla diagnosi. Le metastasi sono responsabili del 90% di tutti i decessi per cancro, incluso quello della mammella. Studiarle, quindi, è un bisogno sempre più urgente nella gestione terapeutica delle pazienti con tumore del seno.

In questa direzione si è mosso il Laboratorio di Medicina Molecolare e Biotecnologie dell’Università Campus Bio-Medico di Roma che, grazie a una vivace e proficua collaborazione, durata circa due anni, con l’Unità di Ricerca Traslazionale Oncologica dell’IRCCS Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE) e altri prestigiosi gruppi di ricerca italiani, ha condotto la ricerca "A PIK3CA-mutant breast cancer metastatic patient-derived organoid approach to evaluate alpelisib treatment for multiple secondary lesions", pubblicata sulla rivista Molecular Cancer (IF JCR >41) e di cui sono co-primi autori la dott.ssa Sara Donzelli (IRE) e il dott. Mario Cioce (UCBM).

I ricercatori hanno dimostrato che è possibile creare colture cellulari tridimensionali, chiamate organoidi, da metastasi di tumore della mammella localizzate al cervello, fegato, osso, polmone, pelle e trattarle in tempi brevi con farmaci mirati alla lesione molecolare comune, indipendentemente dal sito di metastatizzazione.

Gli organoidi rappresentano una sorta di tumore in miniatura che rispecchia fedelmente, in termini di profilo trascrizionale, mutazionale e proteomico, le lesioni tumorali da cui è stato originato e in parte anche la complessità istologica delle singole metastasi.

Dato che la malattia metastatica è la principale causa di insuccesso terapeutico e di mortalità, questo approccio può rappresentare una nuova e potente arma per contrastare i tumori, permettendo all’industria farmaceutica e al singolo oncologo di sviluppare terapie e protocolli sempre più mirati ed efficaci.

L’importanza di questo lavoro – spiega il dott. Mario Cioce – risiede nel fatto che, per la prima volta, sono state identificate condizioni sperimentali appropriate per crescere, con alta efficienza, organoidi da materiale metastatico e in maniera paziente-specifica. L’utilizzo di materiale metastatico per realizzare tali colture è un’innovazione importante, insieme alla possibilità dimostrata di poter trattare tali strutture mirando alla lesione molecolare che le sostiene”.

Un ulteriore passo in avanti, quindi, verso la frontiera più avanzata della medicina di precisione, applicata a un vero e proprio dilemma terapeutico come le metastasi da tumore della mammella.

Avere informazioni dirette dalle metastasi, responsabili della progressione del tumore e dell'esito negativo della terapia, fornisce un’arma ancora più potente per prevedere l’evoluzione del tumore e della risposta alla terapia, per scegliere approcci più valide e specifiche per il singolo paziente. Questa grande opportunità di progresso scientifico rappresenta inoltre un radioso esempio di collaborazione tra gruppi di ricerca eterogenei e multidisciplinari da Roma, Milano e Padova” ha concluso il prof. Vito Michele Fazio, direttore del Laboratorio di Medicina Molecolare e Biotecnologie UCBM, che da anni si occupa dell’eterogeneità intra-tumorale delle cellule neoplastiche e dell’identificazione di tratti molecolari che condizionino il processo di metastasi al fine di identificare bersagli terapeutici.