La ricerca del laureato in Ingegneria Chimica UCBM insieme con Enea

16 ottobre 2020 -  Il Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica per lo Sviluppo Sostenibile è un percorso volto alla creazione di professionisti trasversali, dotati di un’elevata capacità di progettazione e di innovazione, capaci di operare nel settore della progettazione, della gestione operativa, del marketing di sistemi e dei servizi industriali. Il tasso di occupazione dei laureati infatti (def. Istat Forze di lavoro) è dell’82% per arrivare al 100% a 5 anni (fonte dati Almalaurea) con un contratto a tempo indeterminato per oltre l'83%. Tra questi alcuni scelgono di dedicarsi alla ricerca, soprattutto nel settore della tutela ambientale e dell’economia circolare, tra i cui temi ricade il riciclo e il recupero della plastica.

Secondo il Corepla (Consorzio nazionale per la raccolta degli imballaggi in plastica), nel nostro Paese nel 2017 si è avviato al riciclo solo il 43,5% degli imballaggi raccolti. Il resto è finito nei termovalorizzatori (40%) e in discarica (16,5%). Eppure gli imballaggi possono essere totalmente riutilizzati per produrre olio di idrocarburi. È proprio questo il cuore del progetto di ricerca di Marco Cocchi, laureato in Ingegneria Chimica per lo Sviluppo Sostenibile e oggi dottorando di ricerca presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma. Il giovane, che lavora nell’Unità di Ricerca di Fondamenti chimico-fisici dell’Ingegneria Chimica diretta dal prof. Vincenzo Piemonte, è il primo firmatario della pubblicazione su Catalyst dal titolo “Catalytic Plastic Pyrolysis process”. Condotta in collaborazione con Enea, la sperimentazione, che ha già coinvolto attraverso un progetto di tesi magistrale Piergianni Nardozzi, ora laureato in Ingegneria Chimica presso il nostro ateneo, consiste nell’utilizzare un processo termico definito pirolisi catalitica che decompone i materiali organici per la produzione di un liquido oleoso di idrocarburi da utilizzare per la realizzazione di altra plastica, ma anche di combustibili e materie prime dell’industria per la chimica fine. Elemento indispensabile per la pirolisi catalitica sperimentata nel progetto è la zeolite, un composto minerale ricavato a costo zero dalle ceneri della lavorazione del carbone e dal fango rosso, scarto industriale inquinante generato dalla produzione dell’alluminio. Presenti in considerevoli quantità nelle spiagge di Portoscuso, a Sud della Sardegna, i fanghi rossi sono il simbolo di uno dei problemi ambientali più importanti dell’industria mineraria che vengono in questo modo recuperati, dando vita a un chiaro esempio di sistema circolare e sostenibile.

Il processo studiato da Cocchi, all’interno di un’installazione dalle modeste dimensioni realizzata ad hoc presso i laboratori Enea, guidati dal dott. Riccardo Tuffi, rappresenta un riutilizzo innovativo degli imballaggi scartati, contribuendo a diminuire la quantità di plastica non correttamente riciclata. Uno studio pilota che in prospettiva ha l’obiettivo di dare vita alla creazione di impianti utili a servire le esigenze di intere comunità.