In orbita con Paolo Nespoli lo studio sull’osteoporosi

7 agosto 2017 - C’è anche il sangue di Mauro Maccarrone, Ordinario di Biochimica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, sulla navicella Expedition 53 che partirà il 13 agosto da Cape Canaveral, in Florida, per raggiungere la missione spaziale già decollata dalla base russa di Baikonur in direzione della Stazione Spaziale Internazionale. Raggiungerà quindi l’astronauta Nespoli anche una speciale macchina dotata di otto contenitori con i campioni ematici, vari composti e tutta la tecnologia necessaria a indagare come la micro-gravità modifica le caratteristiche delle cellule ossee umane.

Si tratta del progetto SERISM, uno degli undici esperimenti italiani in viaggio con la missione VITA - il cui obiettivo è proprio lo studio delle scienze biologiche in orbita - condotto dall’Università Campus Bio-Medico di Roma in collaborazione con l’Università di Tor Vergata e quella di Teramo, oltre a NASA ed ESA. Come spiega il prof. Maccarrone, principal investigator del progetto, “scopo primario dell'esperimento è quello di affrontare in modo innovativo il problema dell’indebolimento dell’apparato scheletrico umano”. Una questione che tocca innanzitutto gli astronauti, le cui ossa, dopo alcuni mesi in assenza di gravità, perdono in modo importante densità ossea.

La ricerca non sarà però limitata agli astronauti ma punterà anche a trovare nuove possibilità per combattere l’osteoporosi: quel processo che, in parte per la diminuzione degli stimoli del movimento degli arti, in parte per problemi nel funzionamento di particolari molecole regolatrici, gli “endocannabinoidi”, genera dopo i 50 anni la carenza di ‘materiale’ osseo nell’apparato scheletrico. L’idea è quella di individuare i “segnali” responsabili dell’indebolimento osseo, gli endocannabinoidi, e sfruttarli nello spazio – come mai fatto prima - per comprendere meglio il meccanismo della patologia.

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