Valerio Chiurchiù studia come contrastare l'infiammazione cronica attraverso queste molecole

30 maggio 2018 - Un primo finanziamento del Miur di oltre 400mila euro e un altro da 130mila della Fondazione Aism/Fism per portare avanti gli studi sulle resolvine, molecole che regolano i processi infiammatori: è il lavoro di Valerio Chiurchiù, ricercatore dell’Unità di Biochimica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e della Fondazione Santa Lucia (entrambi i laboratori sono diretti dal prof. Mauro Maccarrone). L’obiettivo è rallentare la progressione della Sclerosi Multipla ripristinando o riattivando nel sistema immunitario questi metaboliti degli Omega3, le resolvine appunto, che riparando i tessuti danneggiati da un processo infiammatorio ripristinano lo stato di buona salute del nostro organismo.

Da circa quattro anni Valerio Chiurchiù, in collaborazione con Charles Serhan di Harvard che le ha scoperte per primo, studia nel sangue le resolvine (nel 2016 ha pubblicato un articolo sulla prestigiosa rivista Science Translation Medicine). Nonostante il nostro organismo conosca da sempre queste molecole, che forniscono al sistema immunitario un potente strumento di difesa attuato per spegnere i processi infiammatori, le resolvine sono state scoperte solamente pochi anni fa. Esse vengono prodotte a partire da acidi grassi Omega3 contenuti in grandi quantità in alimenti specifici come pesce azzurro, semi di chia e di lino, ma anche nelle noci e nelle verdure a foglia larga. I benefici degli Omega3 sono noti da oltre 30 anni ma la loro presenza nel nostro organismo, che non è in grado di produrli autonomamente, deriva esclusivamente dalla dieta che seguiamo.

Finora gli studi effettuati in laboratorio da Valerio Chiurchiù su varie cellule immunitarie responsabili dell’infiammazione cronica hanno dimostrato l’efficacia della reintroduzione delle resolvine. Il prossimo passo, grazie ai finanziamenti appena vinti, sarà comprendere se i pazienti affetti da Sclerosi Multipla mostrano difetti di produzione di tali molecole e se tale reintroduzione delle resolvine “funzionerà” anche sulle cellule immunitarie dei pazienti. Sarà così possibile verificare la possibilità di rallentare fisiologicamente le infiammazioni da cui hanno origine tante malattie croniche somministrando, infine, le resolvine direttamente ai pazienti. Al tempo stesso gli studi si concentreranno sul metabolismo umano, per comprendere a fondo le cause della scarsa o mancata trasformazione degli Omega3 in resolvine. Attualmente, in un organismo ben funzionante, per ottenere sufficienti quantità di resolvine, si consiglia di mangiare alimenti ad alto contenuto di Omega3 almeno tre volte alla settimana.