Un'idea divenuta realtà

«A quante decine di migliaia di persone potrà giungere questo messaggio di pace, e quanto bene potrete fare all’uomo e alla società, impegnandovi con tutte le vostre forze in quest’impresa! Essa nasce piccola, ma è già grande, perché desiderate realizzarla con cuore grande, alla misura del cuore di Cristo!»

Così si esprimeva Mons. Álvaro del Portillo nel 1993, durante la S. Messa in occasione dell’Inaugurazione del primo Anno Accademico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Il desiderio di don Álvaro era realizzare un sogno del fondatore dell’Opus Dei, san Josemaría Escrivá: una clinica universitaria a Roma, che offrisse soluzioni alla realtà del dolore e della malattia, attingendo allo spirito cristiano di servizio.

Incoraggiò la nascita del Campus Bio-Medico e seguì poi da vicino le persone impegnate a studiarne la realizzazione. Esortava per questo medici, infermiere e tutto il personale dell’Università a un particolare stile di lavoro: «Volete che la dottrina e l’amore di Cristo orientino e informino più profondamente la società umana, e concretamente l’esercizio delle nobilissime professioni medica e infermieristica: senza la guida di questa dottrina e di questo amore, esse diventano facilmente tecniche fredde e cieche che, invece di servire al bene degli uomini, possono tramutarsi – non mancano purtroppo esempi eloquenti, anche al giorno d’oggi – in realtà contrarie alla vita e alla dignità dell’uomo».

Al centro della preoccupazione pastorale di don Álvaro c’erano anche gli studenti. La formazione universitaria doveva favorire la crescita armonica di tutta la persona, coniugare il più alto livello culturale e scientifico con il senso di responsabilità per le implicazioni etiche della futura professione.

Con queste premesse nacque nel 1993 l’Università Campus Bio-Medico di Roma. «Senza la fede e la lungimiranza di don Álvaro, l’Università Campus Bio-Medico di Roma oggi non ci sarebbe – ricorda il Presidente Felice Barela – A noi allora appariva un’impresa irrealizzabile. L’idea, invece, è diventata realtà».