Dimostrata all'UCBM l'azione antinfiammatoria sulla mucosa gastrointestinale

Da tempo si sapeva che ne sono ghiotti i batteri intestinali ‘buoni’, in particolare i bifidobatteri e i lattobacilli. I quali, grazie alla sua presenza, possono proliferare e così difendere l’intestino da alcune specie batteriche dannose. Ora c’è la conferma scientifica che l’inulina, zucchero semplice della famiglia dei fruttani, è anche in grado di proteggere la mucosa gastrointestinale dall’eccesso di radicali liberi provocato da sostanze nocive come il Lipopolisaccaride (LPS). Endotossina presente in alcuni batteri, l'LPS può provocare infiammazione in tutto l’organismo e, in particolare, della parete dell’intestino. Tra le conseguenze: l’anomalo invecchiamento cellulare e un maggior rischio di sviluppare neoplasie o patologie epatiche. La conferma di questa proprietà benefica dell’inulina a livello della mucosa intestinale, è frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, composto da gastroenterologi e scienziati dell’alimentazione. Lo studio con cui è stata verificata ‘in vitro’ tale caratteristica è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica PLoS One.

Secondo i dati sperimentali – sottolinea la Prof.ssa Laura De Gara, Ordinario di Fisiologia Vegetale presso il Campus Bio-Medico e autrice dello studio – la capacità di eliminare radicali liberi dell’inulina è risultata significativamente maggiore rispetto a quella degli altri zuccheri semplici. In particolare, la sua capacità di eliminare l’ossidrile, il radicale più pericoloso prodotto dalle nostre cellule, è risultata paragonabile, se non superiore, a quella della vitamina C e di altre molecole biologiche con proprietà simili. Abbiamo inoltre constatato che, a differenza di altre molecole, questa proprietà dell'inulina è rimasta inalterata anche dopo i processi di cottura e di digestione degli alimenti che la contengono”.

Parliamo di una sostanza – spiega il Prof. Michele Cicala, Associato di Gastroenterologia al Campus Bio-Medico e co-autore della ricerca – non digeribile dall’uomo e, quindi, capace di percorrere il tratto gastrointestinale arrivando inalterata a livello del colon, dove esercita l’attività antiossidante esplicando le sue funzioni benefiche nel punto in cui la flora intestinale è maggiormente rappresentata”.

Nota da tempo per le proprietà riequilibranti al livello della microflora intestinale, l’inulina è presente in natura soprattutto nelle radici della cicoria, ma anche in aglio, cipolla, carciofi, banane e, per chi può permetterseli, nei pregiatissimi tartufi bianchi. È disponibile sul mercato, da anni, in appositi integratori alimentari, finora impiegati soprattutto per intervenire sulla cosiddetta disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione della normale flora batterica dell’intestino, ma anche per ridurre i trigliceridi derivanti dalla cattiva alimentazione e come lassativo, peraltro con meno effetti collaterali rispetto al tradizionale e più noto lattosio.

I ricercatori del Campus Bio-Medico stanno ora proseguendo gli studi per capire qual è il meccanismo cellulare ache permette all’inulina di svolgere la propria attività antinfiammatoria e i suoi possibili effetti benefici sulla funzione motoria dell’intestino. L’obiettivo è l’identificazione di nuove strategie terapeutiche per patologie molto diffuse, come la sindrome dell’intestino irritabile, o per malattie gastrointestinali infiammatorie, quali la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa, che colpiscono soprattutto la popolazione giovane e incidono in modo particolarmente negativo sulla qualità della vita. L’ambizione è di trasformare un ottimo prebiotico in un nuovo, efficace, antiossidante gastrointestinale. I radicali liberi sono avvertiti.