Studio e utilizzo della nutrizione come strumento di prevenzione delle malattie correlate all’invecchiamento (Intermittent Fasting Study): la relazione finale della borsista Beatrice Bertozzi

Durante questi mesi ho avuto la possibilità di lavorare presso la Washington University di St. Louis nel team di ricerca del Dott. Luigi Fontana come nutrizionista. Questa opportunità mi ha dato modo di addentrarmi nel campo della ricerca, così da conoscere questo mondo e apprezzarne i vari aspetti. L’obiettivo principale di tale ricerca è lo studio e l’utilizzo della nutrizione come strumento di prevenzione delle malattie correlate all’invecchiamento. Il filo conduttore dei trials clinici a cui sto lavorando è quello della Calorie Restriction (CR).

Studi sui topi di laboratorio hanno dimostrato che la CR, con un adeguato apporto di vitamine e minerali, ha potenti effetti protettivi contro le più comuni malattie croniche associate all’invecchiamento. Risultati precedenti ottenuti da studi eseguiti qui alla Washigthon University di St. Louis hanno inoltre dimostrato che gli esseri umani che praticano CR beneficiano della maggior parte degli adattamenti che si verificano in animali da laboratorio. Tra questi la riduzione di livelli di infiammazione cronica e di diversi ormoni, tra cui insulina, leptina, T3, testosterone ed estrogeno. Soggetti di mezza età e anziani che praticato CR sono fisiologicamente più giovani della loro età cronologica, considerando varie misure di funzionalità cardiovascolare. Risultano inoltre fortemente protetti contro arteriosclerosi, diabete e ipertensione.

Sebbene quindi sia chiaro che la CR abbia grandi benefici per la salute negli esseri umani, è comunque vero che risulta troppo difficile da praticare per poter essere considerata fattibile a lungo termine per la stragrande maggioranza delle persone.

Fino a poco tempo fa la CR cronica era l'unico intervento scientificamente dimostrato capace di rallentare l'invecchiamento, e che avesse un ruolo nella protezione contro le malattie croniche negli animali da laboratorio. Tuttavia, alcune scoperte recenti suggeriscono fortemente che il digiuno intermittente (Intermittent Fasting, IF) ha effetto negli animali da laboratorio nell’aumentare la durata della vita massima (lifespan), e ancora più importante si è dimostrato nell'allungare il periodo di vita in salute (health span) di questi animali. L’effetto dell’IF nei roditori dipende dall’età in cui gli animali iniziano il digiuno e dalla loro specie, comunque i dati dimostrano un aumento della lifespam fino all’ 80%. Inoltre, il digiuno due volte a settimana per 24 ore durante tutta la vita adulta dimostra un significativo aumento della durata della vita in altre specie di animali da laboratorio. L’ipotesi formulata sui dati ad oggi ottenuti è che l’IF inneschi risposte cellulari e molecolari di adattamento che aumentano la sensibilità all'insulina, riducono il danno ossidativo e l'infiammazione, ottimizzano il metabolismo energetico e rafforzano la resistenza allo stress. Inoltre, in ratti non obesi è stato dimostrato che IF protegge contro diabete, tumori, malattie cardiache e neurodegenerative.

Per quanto riguarda l’uomo, Il digiuno è stato ed è tuttora praticato in modo sicuro in tutto il mondo in diversi rituali religiosi (cristiani, ebrei, indu e buddisti tradizionalmente digiunano in designati giorni dell’anno). Tuttavia, poco si sa sugli effetti dell'IF e del suo ruolo di prevenzione sulla salute dell’uomo.

Partendo da questi presupposti quindi gli studi clinici a cui sto lavorando sono volti a studiare la fattibilita’ e l’impatto metabolico e molecolare del digiuno intermittente come pratica alternativa alla CR. 

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