Modificare l'approccio ai parchi per conservare la biodiversità

12 dicembre 2014 - “Noi deploriamo oggi la frequenza delle inondazioni; e se potessimo volgere a beneficio del rimboschimento (…) il denaro che ogni anno si disperde per riparare ai dilagamenti dei nostri fiumi, specialmente del Po, ed alle alluvioni del Mezzogiorno, i grandissimi danni che dobbiamo lamentare, sarebbero immensamente ridotti di numero e di quantità...” Non ci stupirebbe, se leggessimo questa frase su un quotidiano contemporaneo, eppure, come ha ricordato il Prof. Luca Borghi, si tratta di una citazione tratta dalla circolare ministeriale che istituisce la Festa degli Alberi, redatta da Guido Baccelli nel 1899.

Problematiche antiche, quindi, ma anche nuove prospettive e sfide al centro del convegno che si è svolto giovedì 11 dicembre all'Università Campus Bio-Medico di Roma, dal titolo 'Parchi e Salute -  Alimentazione, agricoltura e ambiente per una migliore qualità della vita'. Il convegno è stato introdotto dal saluto del Presidente Felice Barela. Protagoniste, in apertura, tematiche di natura più propriamente politica, con gli interventi di Maurizio Gubbiotti, Commissario Straordinario ente Regionale RomaNatura, e dell’Assessore alle Infrastrutture, Politiche abitative, Ambiente della Regione Lazio Fabio Refrigeri. “Dobbiamo passare da una tutela passiva a una tutela attiva dei parchi – ha affermato Refrigeri – e, in questo senso, ci giochiamo la partita decisiva sui piani d’assetto, che siamo intenzionati a chiudere definitivamente entro il 2015”.

Modificare l’approccio ai parchi in vista di un atteggiamento sempre più attivo e propositivo è stato uno degli argomenti centrali degli interventi successivi delle Professoresse Maria Gemma Grillotti e Laura De Gara, che hanno evidenziato anche l’importanza della mutua dipendenza tra uomo e territorio che lo ospita. Da questa stretta interconnessione e dalla conservazione attenta della biodiversità – ha ricordato il Prof. Fausto Manes, dell’Università di Roma 'La Sapienza' – dipende in gran parte il benessere dell’uomo e della società. È per questo che, secondo Fabio Renzi, Segretario Generale Fondazione Symbola, i parchi dovrebbero ripensare a un sistema di servizi che ponga al centro efficienza e benessere, in modo da renderli luoghi sempre più attrattivi non solo da un punto di vista naturalistico ma anche da un punto di vista culturale ed economico. “La crisi che stiamo ancora vivendo – ha continuato Agostino Agostinelli, Vicepresidente Federparchi – ci impone di constatare il declino di un vecchio modello economico compensatorio, che vede i parchi in netta opposizione al mondo industriale. Dobbiamo fare pace con la natura e ideare un modello alternativo”. Sfida, questa, raccolta dall’esperienza 'FAME: food – art – move – energy', modello strategico ideato da GAL Colline Joniche che collega tra loro masserie di 15 comuni in un’ideale green road enogastronomica.

La prospettiva emersa dal convegno è quindi quella di rendere sempre più competitivo l’ecosistema dei parchi, attraverso un’azione d’informazione, formazione e networking che ponga al centro il benessere e la salute dell’uomo. Il convegno è stato introdotto dal saluto del Presidente Felice Barela. Protagoniste, in apertura, tematiche di natura più propriamente politica, con gli interventi di Maurizio Gubbiotti, Commissario Straordinario ente Regionale RomaNatura, e dell’Assessore alle Infrastrutture, Politiche abitative, Ambiente della Regione Lazio Fabio Refrigeri. “Dobbiamo passare da una tutela passiva a una tutela attiva dei parchi – ha affermato Refrigeri – e, in questo senso, ci giochiamo la partita decisiva sui piani d’assetto, che siamo intenzionati a chiudere definitivamente entro il 2015”.
Modificare l'approccio ai parchi per conservare la biodiversità

12 dicembre 2014 - “Noi deploriamo oggi la frequenza delle inondazioni; e se potessimo volgere a beneficio del rimboschimento (…) il denaro che ogni anno si disperde per riparare ai dilagamenti dei nostri fiumi, specialmente del Po, ed alle alluvioni del Mezzogiorno, i grandissimi danni che dobbiamo lamentare, sarebbero immensamente ridotti di numero e di quantità...” Non ci stupirebbe, se leggessimo questa frase su un quotidiano contemporaneo, eppure, come ha ricordato il Prof. Luca Borghi, si tratta di una citazione tratta dalla circolare ministeriale che istituisce la Festa degli Alberi, redatta da Guido Baccelli nel 1899.

Problematiche antiche, quindi, ma anche nuove prospettive e sfide al centro del convegno che si è svolto giovedì 11 dicembre all'Università Campus Bio-Medico di Roma, dal titolo 'Parchi e Salute -  Alimentazione, agricoltura e ambiente per una migliore qualità della vita'.

Modificare l’approccio ai parchi in vista di un atteggiamento sempre più attivo e propositivo è stato uno degli argomenti centrali degli interventi successivi delle Professoresse Maria Gemma Grillotti e Laura De Gara, che hanno evidenziato anche l’importanza della mutua dipendenza tra uomo e territorio che lo ospita. Da questa stretta interconnessione e dalla conservazione attenta della biodiversità – ha ricordato il Prof. Fausto Manes, dell’Università di Roma 'La Sapienza' – dipende in gran parte il benessere dell’uomo e della società. È per questo che, secondo Fabio Renzi, Segretario Generale Fondazione Symbola, i parchi dovrebbero ripensare a un sistema di servizi che ponga al centro efficienza e benessere, in modo da renderli luoghi sempre più attrattivi non solo da un punto di vista naturalistico ma anche da un punto di vista culturale ed economico. “La crisi che stiamo ancora vivendo – ha continuato Agostino Agostinelli, Vicepresidente Federparchi – ci impone di constatare il declino di un vecchio modello economico compensatorio, che vede i parchi in netta opposizione al mondo industriale. Dobbiamo fare pace con la natura e ideare un modello alternativo”. Sfida, questa, raccolta dall’esperienza 'FAME: food – art – move – energy', modello strategico ideato da GAL Colline Joniche che collega tra loro masserie di 15 comuni in un’ideale green road enogastronomica.