Martedì 11 novembre 2025 la Comunità dell'Università Campus Bio-Medico di Roma ha vissuto una giornata di particolare intensità, segnata da un sentimento di visione condivisa, responsabilità e servizio. È stato molto più di un momento istituzionale: una celebrazione profonda della missione educativa dell'Ateneo, un momento di luce e di gratitudine verso le radici che lo sorreggono, e insieme un rinnovato slancio, fiducioso verso ciò che ancora può germogliare nella fedeltà alla missione che lo anima fin dalla sua nascita.
In un clima di unità sincera, fatto di volti e storie che si riconoscono e si ritrovano attorno a un ideale comune condiviso, la Comunità accademica si è raccolta attorno al Rettore Prof. Rocco Papalia e alle persone chiamate a collaborare con lui nella guida e nel servizio quotidiano UCBM. Si percepiva un senso diffuso di continuità e rinnovamento, di profondità e semplicità, quasi un invito a riscoprire il significato più autentico dell’essere università.
L'apertura del Presidente: rinnovare nella continuità
Ha aperto la giornata il Presidente Carlo Tosti, offrendo uno sguardo ampio e riconoscente sul cammino fin qui compiuto. Con parole chiare, ha ricordato che la crescita UCBM può avvenire nel rinnovamento in un orizzonte di fedeltà ai valori fondativi dell'Università, al bene già costruito e grazie alla generosità di chi oggi accetta nuove responsabilità per il futuro della Comunità accademica. Ha richiamato la bellezza del rinnovare senza rompere, dell'avanzare senza perdere le radici, custodendo ciò che è stato ricevuto mentre si accoglie con libertà e coraggio ciò che ancora può nascere. È in questa delicatezza, in questa capacità di coniugare gratitudine e visione, che si riconosce il tratto più autentico della missione educativa dell'Università Campus Bio-Medico di Roma.
L'intervento del Rettore: educare alla verità, servire la persona
Il Rettore Rocco Papalia ha offerto il cuore della giornata con un discorso intenso e profondamente ispirato, un invito a guardare all'Ateneo non come a un'istituzione da amministrare, ma come a un bene da servire. Ha iniziato esprimendo profonda gratitudine ai promotori dell'Università, alla Presidenza, alla Direzione Generale e a tutti coloro che negli anni lo hanno formato. Perché, ha ricordato, non si cammina da soli: ogni responsabilità affonda le sue radici in un dono ricevuto. Papalia ha ricordato che ogni opera grande si fonda su radici solide. Ha citato san Josemaría Escrivá, "I sogni grandi si costruiscono con la fedeltà nelle cose piccole" e il Beato Álvaro del Portillo: "Servire, sempre servire: e servire con gioia.” “Non sono frasi spirituali astratte" ha precisato il Rettore. "Per me significano: leadership come servizio. Ogni carica è una responsabilità."
Una visione che nasce da lontano
Papalia ha poi ripercorso l'intuizione fondativa della prof.ssa Binetti e del prof. Arullani, che immaginarono non una nuova università ma una università nuova, capace di chiedere agli studenti non solo che cosa vogliono fare ma soprattutto come vogliono farlo. "Non è una nuova Università… ma una Università nuova." Un luogo che chiede agli studenti non solo cosa vogliono fare, ma soprattutto: "Come vuoi farlo?"
Ha ricordato che il Campus Bio-Medico non nasce per produrre tecnici ma persone in grado di mettere la competenza al servizio dell'uomo. Ha evocato le parole con cui la prof.ssa Binetti parlava di soft skills "Lo stile Campus non è omologazione, ma capacità di coltivare la diversità, in un clima di team working", quando nessuno ancora utilizzava questa espressione, sottolineando che lo stile Campus non è omologazione ma capacità di coltivare la diversità in un clima di lavoro condiviso. Le soft skills, ha aggiunto il Rettore, non sono tecniche ma virtù in azione che plasmano la capacità di relazione, di cura e di responsabilità.
L'università che vogliamo
Il Rettore ha poi delineato la visione dei prossimi anni, immaginando un Campus Bio-Medico profondamente umano, scientificamente esigente, globalmente connesso e cristianamente ispirato. Ha ricordato "dobbiamo essere un luogo dove si impara che la cura non comincia in sala operatoria, ma nello sguardo. Dove la tecnica è altissima, ma non è mai senza anima. Ha concluso con le parole del Beato Álvaro: "La competenza professionale è un atto d’amore."
E con una sintesi che ha riassunto l'intero intervento: "Vogliamo rimettere la persona al centro. Sempre. Il desiderio espresso è che ogni studente che entra qui possa dire un giorno: ‘Al Campus Bio-Medico sono diventato competente, ma soprattutto… sono diventato migliore.’.
In questo orizzonte si inserisce la nuova squadra accademica, composta da Emiliano Schena per la Didattica, Sara Ramella per la Terza Missione, Simonetta Filippi per l’Internazionalizzazione e Leandro Pecchia per la Ricerca, insieme ai Presidi delle tre Facoltà Dipartimentali: Chiara Fanali, Alessio Gizzi e Bruno Vincenzi. Presentandoli, il Rettore ha offerto una sintesi chiara della visione che anima il nuovo percorso, ricordando che la squadra nasce dall'intento di educare persone e non semplicemente professionisti. Ha ribadito che nessuno è chiamato per ottenere un ruolo, ma per servire, collaborare e mettersi al centro senza essere il centro.
L'intervento dell’AD DG Andrea Rossi: "Il capitale umano è la priorità"
A seguire è stato l'intervento dell'Amministratore Delegato e Direttore Generale Andrea Rossi, che ha richiamato con forza la sfida del nostro tempo delle competenze nell'era dell'intelligenza artificiale: "Il vero collo di bottiglia non è la tecnologia, ma il capitale umano" e ha invitato l'Ateneo a farsi promotore di un'alleanza che integri università, imprese e istituzioni. Una chiamata a formare persone capaci di guidare il cambiamento, secondo la tradizione e lo spirito che caratterizzano UCBM.
Un invito a formare persone capaci di guidare il cambiamento rimanendo salde nei valori: un tratto distintivo dello spirito di UCBM. Una squadra che unisce esperienza, visione e sensibilità istituzionale, espressione del desiderio dell'Ateneo di crescere nella qualità e nella profondità della propria missione.
Guidare con valori: parola, potenziale e rete UCBM
A chiudere la prima parte dei saluti istituzionali, è intervenuta la Consigliere Identity dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, dott.ssa Giorgia Zecchel, che ha condiviso con la Comunità accademica la propria emozione per questo nuovo inizio: "Sono molto contenta di essere qui insieme a voi, e di poter partecipare al lancio della nuova squadra accademica. - Ha poi illustrato il ruolo e le attività che guiderà: il coordinamento dei progetti Humanities, pensati per integrare e valorizzare le numerose iniziative già presenti all’interno dell’Ateneo, con il supporto del Rettore. Ha concluso citando san Josemaría Escrivá, richiamando il valore del servizio: - È necessario che l'Università formi negli studenti una mentalità di servizio, orientata al bene comune, attraverso il lavoro professionale e la partecipazione alla vita sociale. Gli universitari devono sentirsi responsabili, collaborare alla soluzione dei problemi e vivere con generosità, guidati dall’esempio degli adulti che li affiancano."
Un Ateneo che cresce unito
Nel corso della giornata hanno preso la parola Prorettori, i Presidi e i Delegati del Rettore, offrendo riflessioni dense di visione e di umanità. Ciascuno ha portato un contributo che ha arricchito la prospettiva comune: la capacità di guardare con lucidità alle trasformazioni globali e di immaginare un Ateneo capace di abitarle; la sensibilità educativa di chi sa che l'università non è solo un luogo di formazione professionale, ma un ambiente di crescita personale; l'impegno concreto a rendere operativi i valori UCBM attraverso progetti, alleanze, percorsi innovativi, piani per la ricerca e nuove forme di accompagnamento agli studenti. Le loro voci, diverse e complementari, hanno composto un quadro armonico di responsabilità condivisa, un mosaico in cui la pluralità dei ruoli ha trovato un’unica direzione: servire meglio la missione dell’Ateneo.
La giornata si è conclusa con un senso diffuso di gratitudine, di unità e di serena responsabilità. Non un semplice passaggio istituzionale, ma l'inizio di un nuovo tratto di cammino, orientato a custodire e rilanciare un ideale educativo che mette la persona al centro e promuove la cultura della cura, della ricerca e del bene comune. Un Ateneo che cresce perché unito e che è unito perché è, prima di tutto, comunità.










