Paolo Arullani e Massimo Milone lo ricordano all’Università Campus Bio-Medico di Roma

Roma, 16 novembre 2018 - “Ogni atto di benevolenza è soprattutto un dono, ma un dono per chi dona. La benevolenza salverà il mondo? Sì, la benevolenza può cambiare il mondo anzi, il mondo cambia nella misura in cui la benevolenza viene esercitata”. La benevolenza è uno dei temi forti lasciati in eredità da Joaquín Navarro-Valls, storico portavoce di Papa Giovanni Paolo II, scomparso il 5 luglio 2017 e che proprio oggi avrebbe compiuto 82 anni. In questa occasione l’Università Campus Bio-Medico di Roma ha voluto celebrarne la figura con un incontro tra lo storico amico Paolo Arullani, presidente della Biomedical University Foundation, e il direttore di Rai Vaticano Massimo Milone. Un incontro per ricordare il testimone della fede, l’amico, il medico, il comunicatore. Per questo un medico e un giornalista si sono ritrovati oggi all’Università Campus Bio-Medico di Roma a ripercorrerne l’itinerario umano, a partire dalle parole del comunicatore che invitavano a “Cercare in ogni momento di distinguere tra l’urgente e l’importante e pianificare il proprio lavoro su quest’ultimo aspetto” e ammonivano, nel suo decalogo della comunicazione: “Un’istituzione deve informare sul perché fa ciò che fa: non basta informare sulle azioni messe in campo ma si deve comunicare il perché di una data scelta. Altrimenti ne seguiranno cento diverse interpretazioni” spiegava Navarro-Valls. Il lavoro, infine, da concepire come missione ma non per il successo: “Il pensiero di dover per forza avere successo in un lavoro è il peggior nemico del lavoro stesso. Non si può sempre stare a pensare al successo. Il buon comunicatore ammette l’errore! E alla fine che cosa succede quando si sbaglia? Nulla, si è commesso un errore, punto”.

Questi e altri pensieri, raccolti da Paolo Arullani nel libro “Joaquìn Navarro-Valls – ricordi, scritti, testimonianze” sono stati il filo conduttore del colloquio tra Paolo Arullani e Massimo Milone: ““Quico”, come amo ricordarlo, è stato per me amico, comunicatore della Verità, medico sempre attento alla persona – ha detto Paolo Arullani - Un grande comunicatore di verità anche difficili, un testimone di valori. Aveva la capacità di far amare le cose che diceva: quando parlava di Giovanni Paolo II, la gente, ascoltandolo, lo scopriva per la sua capacità di dare valore alle cose e alle persone. Oggi, in un mondo che sembra a tutti confuso, problematico, aggressivo, violento il suo ricordo e la sua voce danno ancora a tutti un segnale forte di speranza e di amore. Con il suo anelito verso il bene delle persone ha scavato dentro il significato delle parole arrivando a una sintesi che lui stesso formulò nel concetto di “benevolenza” capace di “cambiare il mondo” più coscientemente e profondamente della filantropia. Anche in tal senso la sua presenza presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma e il suo Policlinico, è stata di grande aiuto anche attraverso la Biomedical University Foundation, nata per sostenere l’impegno della ricerca e della umanizzazione della assistenza. La giornata di oggi, in occasione di una sua ricorrenza, ha quindi il senso di riflettere sulla nostra identità attraverso il ricordo: come scriveva Giovanni Paolo II nel suo ultimo libro “Memoria e identità”.

Massimo Milone, giornalista e direttore di Rai Vaticano ha spiegato: "Nelle molte domande etiche poste oggi ai produttori di comunicazione credo sia forte l'esigenza di tornare ad una testimonianza in cui sia immanente un'esperienza di verità. Si assiste ad una opacità etica, nella società come nella comunicazione, ad un crepuscolo dove le ragioni della morale sembrano apparire in conflitto permanente con le ragioni della libertà e quindi con quelle dell'autorealizzazione personale. Il confronto con la verità sembra così decisamente antimoderno mentre è la chiave per dare senso e corpo al racconto dell'esistenza umana, di un personaggio famoso o di gente comune. Questa certezza ha sempre animato il lavoro di uno dei più grandi e qualificati comunicatori della modernità. Joaquin Navarro-Valls l'uomo, il comunicatore, l'intellettuale che, con una profonda e vissuta spiritualità cristiana, ha aperto, con il lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, le porte ad una comunicazione globale della Chiesa. Ma mai dimenticando il senso e la portata di una missione più alta. Mi piace ricordare così Navarro-Valls, che raccontando un Papa Santo ha "santificato" la sua professione di comunicatore."