Autorità tutte, Magnifici Rettori e delegati delle altre università, Presidenti, rappresentanti istituzionali e accademici, e tutti voi, carissimi studenti, signore e signori

Quest'anno non siamo qui per celebrare la tradizionale - ma pur sempre solenne e ricca di significati - inaugurazione dell'anno accademico dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Quest'anno la cerimonia che ho il privilegio, l'onore ma anche l'emozione di introdurre, rivolgendovi contemporaneamente il mio più affettuoso benvenuto insieme a quello dell'intera famiglia del Campus, è qualcosa che travalica la consuetudine e assume un significato denso e profondissimo.

Quest'anno ricorre - infatti - il trentennale della fondazione del nostro ateneo.

Un compleanno che per noi rappresenta, al tempo stesso, un bellissimo traguardo ma anche una importante sfida per il futuro. Da un lato, la conferma che i valori su cui si basava la straordinaria intuizione del beato Àlvaro del Portillo, che consentì di dare vita a questo ateneo e al Policlinico, si sono consolidati e rafforzati giorno dopo giorno. Dall'altro, l'avvio di un anno che per noi sarà di profonda riflessione per trovare nuovo e più forte slancio per una crescita che è stata certamente impetuosa ma non ha mai perso di vista la necessità di coniugare etica, scienza, ricerca, tecnologia, cura, assistenza, aiuto, solidarietà, valore della persona, identità cristiana.

Ricerca costante, dunque, per l'uomo e intorno all'uomo, nel rispetto solido e costante della nostra principale mission: contribuire a garantire o restituire alla persona il bene massimo, la salute, ma anche a progettare con l'ingegneria un mondo e un futuro sostenibili.

E questi giovani, ai quali cerchiamo ogni giorno di trasmettere l'importanza di diventare, nella professione, modelli di riferimento in termini morali e spirituali ma anche per sapienza e qualità nel lavoro, ne sono la migliore e più straordinaria conferma.

Non è un caso se abbiamo deciso di ricapitolare questi trent'anni e questo speciale 2023 – che celebrerà il Trentennale con un serie di iniziative – attraverso uno slogan che ritengo particolarmente efficace: "Radici profonde e sguardo al futuro". Ecco: il Campus è proprio questo.

Permettetemi di ricordare ora, con vera emozione, la visita nella nostra università del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia del 2019. Un evento che ha rappresentato per tutta la famiglia del Campus un importante riconoscimento del lavoro svolto, ma soprattutto la più alta e autorevole testimonianza istituzionale a noi mai rivolta. Ciò di cui siamo e saremo eternamente grati al Capo dello Stato. Saperlo vicino a noi, ai nostri valori, al nostro lavoro, ci conforta e ci incoraggia. Presidente, so che lei oggi è qui con noi.

Un ringraziamento a questo punto è dovuto a coloro che hanno contribuito alla crescita dell'Università Campus Bio-Medico di Roma: dai nostri docenti ai nostri studenti, passando per il personale tutto e i collaboratori esterni. Senza di voi, donne e uomini del Campus, senza la vostra spinta morale, senza il vostro attaccamento al duro lavoro quotidiano, senza quello spirito di servizio che ci contraddistingue - senza differenze - a ogni livello, non saremmo qui oggi a festeggiare questo importante traguardo.

Siamo lieti di salutare la dottoressa Marcella Gargano, Direttrice della Direzione Generale delle istituzioni della formazione superiore, che è fra noi in rappresentanza del Ministro dell'Università e della Ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, e di tanti altri ospiti istituzionali. La loro presenza è per noi un segno di riconoscimento dell'importante ruolo che la nostra università svolge nel panorama accademico e scientifico italiano. Grazie davvero e di cuore.

Aggrappati a questo solido tronco dalle profonde radici, guardiamo dunque al futuro. Alla nostra crescita in sinergia con la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, con l'obiettivo di offrire servizi di sempre maggiore qualità.

Università e Fondazione Policlinico: come non mi stanco di ripetere, due modelli di eccellenza che si muovono ora in parallelo, ma sempre in modo convergente sui contenuti valoriali, anche condividendo e valorizzando modelli organizzativi e gestionali.

Come ho già accennato, in questi trent'anni la nostra università non ha mai perso di vista la necessità di puntare senza riserve a quella che definirei la "formazione integrale" dei nostri studenti. Formazione accademica e professionale, quindi, ma anche formazione umana e sociale. Vogliamo, e mi pare che ci siamo riusciti, creare professionisti di grande livello ma, al contempo, operatori sociali e cittadini attenti ai bisogni, all’umanità, alla condivisione, all’aiuto, alla disponibilità. Insomma, come diceva San Josemarìa: "Ciascuno di noi, nel realizzare il proprio lavoro, nell'esercitare la propria professione nella società, può e deve convertire la sua occupazione in un compito di servizio".

Per concludere: siamo consapevoli delle sfide che ci aspettano e delle responsabilità che ci competono; il nostro impegno è quello di continuare a promuovere una cultura della qualità e dell'eccellenza, in cui valori, ricerca, formazione e centralità della persona siano un tutt’uno e si arricchiscano reciprocamente.

Chiudo il mio intervento augurando a tutti voi un anno accademico ricco di soddisfazioni, di successi ma soprattutto di un futuro pieno di gratificazioni non soltanto professionali ma umane e spirituali!

E ancora grazie a chi ha voluto condividere con noi la gioia di questa giornata!