Gentili ospiti, voglio dare il benvenuto a tutti voi.

Questo, come abbiamo detto più volte è un giorno speciale per noi, è speciale l'apertura dell'anno accademico quando siamo tutti carichi di entusiasmo di questa ripartenza ma un anno accademico che è al trentennale è ancora più speciale. Abbiamo voluto rendere solenne il trentennale attribuendo la prima Laurea honoris causa in Medicina di questa Università.

Dopo aver laureato generazioni di studenti, abbiamo identificato Sami Modiano come il destinatario della prima Laurea honoris causa. Questo emerge da un profondo processo di riflessione della comunità accademica che è coerente con i principi, i valori che hanno portato a fondare questa Università trentanni orsono, e il nostro desiderio di rimanere coerenti con quei principi e quei valori e di continuare la nostra crescita profondamente ancorati alle nostre radici.

Il processo che ha portato l'attribuzione di questa Laurea honoris causa ha visto la partecipazione di tutta la comunità accademica ma proprio per l'alto valore che assumeva abbiamo ritenuto di coinvolgere anche autorità nell'ambito della Medicina, affinché votassero insieme a noi in questo processo. Le persone che abbiamo interpellato hanno dato pieno supporto, in particolare abbiamo interpellato : la dottoressa Gasbarrone presidente dell'Accademia Lancisiana, il professor Carlo Patrono membro dell'Accademia dei Lincei, già Ordinario di Farmacologia dell'Università Cattolica, il professor Saverio Stranges Ordinario di Epidemiologia presso la Schulich School of Medicine London Ontario (Canada) e anche loro hanno raggiunto la nostra conclusione.

Le ragioni per l'attribuzione a Sami Modiano di una laurea in Medicina non sono immediatamente chiare. Sami Modiano non ha mai praticato attività sanitaria, non ha fatto ricerca di base che possa aver portato ad un avanzamento delle conoscenze in ambito medico e quindi è legittimo chiedersi cosa ci ha motivato. Partiamo dalla storia di Sami Modiano:  

Nato nel 1930 Sami Modiano è stato un bambino felice circondato da una famiglia ed una comunità meravigliose nell'isola di Rodi. Questa infanzia felice viene presto funestata prima dalle leggi razziali e poi dalla guerra. All'età di tredici anni ha conosciuto la deportazione, l'orrore del campo di concentramento. Ha visto morire nel campo di concentramento la sorella, il padre e molte altre persone compagne di sventura. Sami è tra i pochi sopravvissuti e al termine di questa esperienza torna alla vita "normale" con al centro prima il lavoro e la famiglia. Quell’esperienza drammatica sembra essere alle spalle, dimenticata. Ma dopo 60 anni, quella ferita che non si era mai chiusa si è riaperta e Sami Modiano scopre la necessità di raccontare e tirar fuori tutto quello che aveva dentro. Lo racconta con questo bellissimo libro dal titolo "Per questo ho vissuto" e racconta questa esperienza in una maniera molto diretta, senza orpelli, senza giri di parole ma in maniera essenziale che ci fa vedere in maniera fin troppo realistica il dolore, la sofferenza che c'è stata in un campo di concentramento. Di fronte a questi errori, a questa profonda sofferenza e a questa disperazione, tutti noi rimaniamo sconvolti però è uno spunto di riflessione sul valore della vita, l'immediata riflessione è capire quanto vale la vita umana e che è necessario fare tutto il possibile per combattere cosa può minacciare la vita umana. 

Di fatto questo è il percorso di uno studente di Medicina, è alla base questo anche di un esercizio della professione medica, conoscere la sofferenza umana innanzitutto e cercare di trovare un modo di alleviare le sofferenze o quando non vi è la possibilità di accompagnare alla morte, ma è necessaria una profonda conoscenza della sofferenza umana per essere medici. Sami ci parla di una sofferenza umana che è molto particolare, una sofferenza causata dagli stessi esseri uomini, ai propri simili e questo ci fa ovviamente venire alla memoria, alla nostra attenzione le guerre che purtroppo oggi sono attuali, dilaganti ma anche altre circostanze drammatiche. Pensiamo ai femminicidi, alla scelta di uomini di togliere la vita a mogli e compagne, che hanno una sola responsabilità quella di non voler essere oggetto. Io credo che è necessario oggi riflettere su queste cause di sofferenze e morte che partono dall'uomo . È necessario sviluppare una medicina preventiva anche in questa direzione, per mettere fine a queste morti inutili, assurde, esattamente come quelle causate dai nazisti. Questa efficacia del racconto è la prima ragione per cui abbiamo deciso di attribuire questa laurea a Sami Modiano.

L'altro elemento importante è il modo in cui ci racconta la sofferenza Sami, lo fa in maniera molto diretta, semplice. Ci dice che si può parlare della sofferenza e, anzi, che parlare della sofferenza è terapeutico. Far affiorare questa sofferenza dal profondo dell'animo umano permette di comprenderla e di darle un senso, di affrontarla. Per Sami Modiano è dare una testimonianza su tutto quello che è successo ma è quello che dobbiamo fare anche per i nostri pazienti. Pazienti con forme oncologiche avanzate spesso raccontano che con il progredire della malattia, con il diminuire delle speranze in qualche modo il rapporto con il medico si perde e la comunicazione si interrompe. Vi è una forte difficoltà da parte dei medici sembra oggi di parlare di dolore e di morte e questo pone i nostri pazienti in un tunnel, in un'isola deserta in cui non si ha coraggio di entrare e questo della comunicazione in medicina è un tema veramente attuale. Mi viene in mente un articolo apparso recentemente sul New York Times a proposito dell'intelligenza artificiale e dell'uso che ne fanno i medici. Si potrebbe immaginare che questo potente strumento venga utilizzato come supporto alla diagnosi ed alla scelta della terapia più efficace; invece, è stato rilevato che le applicazioni della intelligenza artificiale più utilizzate dai medici sono quelle finalizzate a trovare le giuste parole per comunicare ai pazienti una diagnosi infausta, che non lascia speranza. Abbiamo perso la capacità di comunicare, creiamo una cortina di silenzio che rende l'uomo sofferente ancora di più disperato di fronte al dolore e di fronte alla morte. Sami ci insegna che è possibile e che si può parlare della sofferenza. Questo modello di medico capace di comunicare è proprio il progetto che noi proponiamo ai nostri studenti.

Il terzo e più importante contributo che fa di Sami Modiano un medico è la sua capacità di trovare il percorso che da una morte quasi certa e scontata può riportare alla vita. Sami è stato più volte ad un passo dalla morte ed anzi, in un momento di particolare disperazione, aveva deciso di abbandonarsi spontaneamente alla morte. Si legge nel suo libro: "Avrei fatto come tutti gli altri: mi sarei aggrappato al filo spinato per essere fulminato per farla finita". Fortunatamente decise all'ultimo momento di aggrapparsi alla vita e di lottare per sopravvivere. Questo momento di estrema disperazione, questo suo desiderio di una morte vista come liberazione, ci fa pensare all'eutanasia che purtroppo diventa sempre più diffusa l'idea che si possa liberare un uomo dalla sofferenza togliendogli la vita. Non è questo il compito del medico, il medico non può togliere la vita, deve essere vicino e quando la morte è inevitabile deve accompagnare la persona. Queste sono le cure palliative, è molto importante vivere questo momento di vicinanza al paziente. Questo Sami Modiano è riuscito a fare su sé stesso, ed è proprio quello che deve fare un medico: dare la forza all’essere umano sofferente e bisognoso di cure di aggrapparsi alla vita, deve promuovere una alleanza con il paziente che lo sostenga nel percorso terapeutico, affinché questo sia efficace, condiviso. Il libro di Sami Modiano è proprio una metafora del viaggio dalla morte alla vita, la sua resilienza ci ricorda che il medico ha un compito più complesso e più alto della semplice somministrazione di terapie: nei momenti più critici il suo compito, il suo dovere, è di aiutare il paziente a rimanere aggrappato alla vita. In conclusione, l'opera divulgativa ed ancor di più la stessa vita di Sami Modiano riflettono l'essenza della Medicina e dell'essere Medico.  

La promozione del valore della vita e una profonda riflessione sulla sofferenza e sulle sue cause, che sono al centro del messaggio che Sami Modiano continua a trasmettere ad intere generazioni, rappresentano il fulcro del percorso che porta a formarsi all'esercizio della professione medica. Solo maturando una profonda conoscenza di ciò che può causare dolore e morte, si può arrivare a sviluppare le competenze necessarie per diventare un medico degno di questo nome. 

Per tutte queste ragioni la Facoltà di Medicina dell'Università Campus Bio-Medico di Roma ha scelto di conferire la Laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia a Samuel Modiano.  

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