Le parole di Raffaele Calabrò in occasione dell'inaugurazione del XXVII anno accademico

8 novembre 2019

Signor Presidente della Repubblica
Illustri Rettori e Delegati
Autorità Civili, Militari e Religiose
Gentili Ospiti e Colleghi
Cari Studenti e Famiglie

Desidero porgere a tutti il mio più cordiale saluto di benvenuto; in particolare desidero ringraziare a nome di tutta la comunità accademica il Presidente della Repubblica che ci onora della sua presenza.

Il Presidente Felice Barela ci ricordava cha abbiamo da poco compiuto i 25 anni di storia. Permettetemi un breve ma sincero ringraziamento a tutte le persone che ogni giorno – nel nascondimento e con spirito di servizio – rendono possibile la vita dell’Università Campus Bio-Medico: Docenti, dirigenti dell’Università e del Policlinico, personale sanitario, infermieristico, tecnico e amministrativo, i servizi per l’ospitalità e la cura degli ambienti e naturalmente i nostri studenti e loro famiglie.

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Leonardo da Vinci diceva: “Il piacere più nobile è la gioia della conoscenza”. Questa frase, nell’anno in cui celebriamo i 500 anni dalla morte del grande Artista, rappresenta l’essenza della missione formativa dell’Università.

L’Università infatti deve tendere sì alla formazione culturale e scientifica, ma soprattutto alla crescita della conoscenza e all’unità del sapere e non semplicemente all’acquisizione di competenze tecniche e specialistiche.

E’ quello che cerchiamo di realizzare all’Università Campus Bio-Medico di Roma quando parliamo della cosiddetta “formazione globale”: una formazione che vuole trasmettere competenze umane, sociali e antropologiche, anche attraverso insegnamenti di filosofia, etica e bioetica in tutti i Corsi di Laurea, per essere così capace di aprirsi al territorio e alle istanze della società civile; una formazione orientata a rendere gli studenti “cittadini del mondo”, aperti al confronto e al dialogo multiculturale, con l’ambizione di migliorare – attraverso la cultura, il sapere e quindi il loro agire – l’intera società. 

Come ci ricorda il Card. John Henry Newman, grande innamorato della formazione universitaria, recentemente canonizzato:“Se dunque si deve assegnare un fine pratico a un corso Universitario, dico che è quello di educare buoni membri della società” (John Henry Newman, 1852, L’idea di Università, discorso VII): questo vuole essere l’orizzonte formativo nel quale iscriviamo la nostra azione di docenti ed educatori. In questo quadro si inserisce la recente nomina di un Delegato del Rettore per le attività di “Campus Life”, cioè per tutte quelle iniziative non direttamente accademiche, ma che hanno un’importante valenza formativa, per aiutare a vivere gli anni universitari come un’occasione unica di crescita nelle relazioni, nella sensibilità umana, nell’apertura culturale, nella responsabilità sociale.

L’Anno Accademico che oggi inauguriamo segna alcune significative novità per la nostra Istituzione: abbiamo attivato il Corso di Laurea di “Medicine and Surgery”, un innovativo corso di Medicina e Chirurgia in lingua inglese che, in collaborazione con docenti e Università di varie parti del mondo, vuole formare medici in grado di inserirsi in molteplici sistemi sanitari ed erogare assistenza capace di rispondere al fabbisogno di salute in un contesto internazionale e multiculturale.

Abbiamo istituito una Terza Facoltà Dipartimentale in “Scienze e Tecnologie per l’Uomo e l’Ambiente”, che amplia l’offerta formativa e il ruolo della ricerca della nostra Università indirizzandola verso settori emergenti e di cruciale sviluppo per la società moderna, come la green economy, la sostenibilità ambientale, le nuove frontiere della smart city e dell’economia circolare.

La questione ambientale, divenuta priorità di molti Paesi, è anche una priorità della nostra Università, una strada maestra verso la quale indirizzare studenti, famiglie e professori per contribuire alla salvaguardia e al rispetto del nostro pianeta. In questa linea, i nostri ricercatori stanno contribuendo ad identificare strategie a basso impatto ambientale per la trasformazione di prodotti di scarto in materie prime seconde.

Inoltre stiamo effettuando un’attenta opera di riflessione e riprogettazione della Facoltà Dipartimentale di Ingegneria e valutando la possibilità di nuove Lauree Magistrali con un forte indirizzo tecnologico, una solida formazione etica e umana e un importante legame con le imprese del territorio.

La nostra Università, in questi 25 anni, è cresciuta e si è sviluppata molto, ma non ha smarrito l’elemento identitario unificante che è dato dal concetto di “prendersi cura”:

  • “Prendersi cura” del malato, attraverso il lavoro del Policlinico Universitario con i suoi 400 posti letto, la formazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia e delle Scuole di Specializzazione, nonché attraverso il valore insostituibile della formazione delle professioni sanitarie nei Corsi di Infermieristica, Fisioterapia e Tecniche di Radiologia per riproporre una medicina attenta ai bisogni del paziente, tecnologicamente avanzata, ma dotata di un’autentica dimensione umana ed etica.
  • “Prendersi cura” dello studente nella sua formazione universitaria, professionale, culturale E umana, ma con un chiaro orizzonte internazionale, per permettergli di incidere in un contesto lavorativo e sociale che non ha confini geografici.
  • “Prendersi cura” dell’ambiente, sviluppando una coscienza ecologica, rispettosa dell’uomo e della nostra “casa comune”, accostandoci con stupore, meraviglia, rispetto e senso di responsabilità al mondo in cui viviamo come espressione di un nuovo umanesimo.
  • “Prendersi cura” della società attraverso una ricerca scientifica ad alto impatto, con le sue 48 Unità di Ricerca, che sia capace di avere ricadute nella qualità della vita e sia capace di risolvere (o tentare di risolvere) le grandi sfide sanitarie, biotecnologiche ed etiche del nostro tempo.
  • “Prendersi cura” del territorio con l’attivazione del Pronto Soccorso, per offrire un’assistenza di qualità alla cittadinanza, alle persone, alla comunità.
  • “Prendersi cura” dei più deboli e bisognosi, con le attività di volontariato e di cooperazione internazionale per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro. Penso, per esempio, ai numerosi medici e studenti che sono da poco tornati dalla Tanzanìa o dal Perù, dove stanno contribuendo, ormai da anni, allo sviluppo di attività sanitarie e di prevenzione.
  • “Prendersi cura” della terza età verso la quale operiamo una storica azione di promozione e che si arricchisce con la prossima attivazione di un Hospice di 12 posti letto per dare dignità alla fase finale della vita e valorizzare la fragilità dell’uomo, accompagnandolo con carità ed affetto.

Dinanzi a noi ci sono progetti di grande valore che richiedono impegno e determinazione: sviluppare l’internazionalizzazione, crescere nei legami con le imprese e il tessuto imprenditoriale, incrementare la ricerca clinica e traslazionale valorizzandone le ricadute in termini di Terza Missione.

Nell’ultimo anno, per quanto riguarda la ricerca, sono stati conseguiti importanti risultati dimostrati sia dal numero complessivo di pubblicazioni su riviste indicizzate, sia dall’Impact Factor cumulativo, che ha superato il valore di 2.000 punti.

Nel 2019 inoltre è stato fondato il primo spin off partecipato dall’Università, che si occupa di sviluppo di dispositivi per la diagnosi, il monitoraggio dei sintomi e la gestione della terapia per i malati di Parkinson.

Per dare impulso all’obiettivo dell’internazionalizzazione, stiamo incoraggiando il programma Erasmus sia per gli studenti che per i docenti, e siamo fortemente impegnati in un programma di interscambio di visiting professors con importanti università straniere.

Infine, il tema delle Imprese e dei rapporti con il mondo del lavoro è strategico per la nostra istituzione: è il segno di un’Università che non vuole essere autoreferenziale ma che si apre alle istanze del territorio, per contribuire ad un rilancio sociale, prima ancora che economico, del Paese. In questa linea di apertura, contaminazione e “cross fertilization” deve essere vista la recente apertura di una iniziale attività della nostra Università nel centro di Roma, come occasione per generare tra Università e imprese nuove progettualità, sinergie e collaborazioni in comune.

Prima di concludere, permettetemi di ringraziare nuovamente il Presidente della Repubblica per la sua presenza e disponibilità.

Si apre oggi un nuovo Anno Accademico, l’ultimo del mio mandato. In questi anni ho potuto constatare la veridicità di quanto affermato dal beato Alvaro del Portillo nella Messa di Inaugurazione del primo anno accademico, il 1993. Diceva mons. Alvaro del Portillo: “Questa Università nasce piccola, ma è già grande, perché desiderate realizzarla con cuore grande”.

E’ proprio così, Presidente. Ho avuto la fortuna di incontrare e di lavorare quotidianamente con persone dal “cuore grande”, che sapevano (e che sanno) “sognare”, che mettono la propria professionalità al servizio del prossimo.

Questo è il patrimonio più importante della nostra Università e questo è l’augurio che voglio rivolgere agli studenti all’inizio del nuovo anno: abbiate sempre un cuore grande, mettete i vostri talenti al servizio del prossimo, spendetevi per migliorare la società, cercate la felicità e non il profitto, la giustizia e non il compromesso per essere artefici e protagonisti di un mondo migliore.