La mia esperienza all’Università Campus Bio-Medico di Roma dalla sua fondazione
29 marzo 2021 - Gli anni dell’Università sono quelli in cui gli studenti si formano, decidono la loro strada e capiscono di essere chiamati, con la loro vitalità e progettualità, a fare la loro parte - oggi nella scuola, domani nella società. Enrica Amadio Zennaro, responsabile segreteria dei Corsi di Laurea, da anni rappresenta la dedizione e l’impegno di chi quotidianamente opera per offrire ai giovani gli strumenti per la loro formazione.
Come sono stati i primi anni all’Università Campus Bio-Medico di Roma? Come è nata l’Università, a quali istanze rispondeva, come si è evoluta negli anni?
Da quando mi è stato presentato, ho capito subito che il progetto UCBM sarebbe stato una nuova avventura. Più di tutti mi ha appassionato il progetto formativo già condiviso con gli studenti, con la sua enfasi non solo sulla formazione professionale, ma anche sulla formazione umana per prepararli alle sfide della vita. Nella prima sede di via Longoni, eravamo ancora pochi e i ruoli erano poco suddivisi. Eravamo noi i protagonisti! Ricordo ancora i primissimi eventi organizzati, le prime feste di Natale, le prime sedute di Laurea con le toghe per la Commissione affittate da un negozio nei pressi dell’Università…
Da allora siamo cresciuti tanto: UCBM è stata tra le prime università in Italia a sviluppare un tutorato personale e di disciplina, e una didattica innovativa. Ancora oggi, nonostante la sede di Trigoria sia più grande e ed ospiti un maggior numero di studenti, viviamo quello stretto rapporto di complicità tra dipendenti, studenti, docenti e famiglie che caratterizzava i primi anni, e che per noi è una colonna portante.
Hai conosciuto nel corso degli anni molti studenti. Ci sono stati episodi in cui li hai aiutati a crescere attraverso le difficoltà, incoraggiandoli a scoprire le proprie risorse? Quali sono le caratteristiche e i punti di forza dell’Università?
Ho conosciuto tanti studenti, con alcuni dei quali ho sviluppato un rapporto profondo, quasi materno. È qualcosa che cerchiamo di trasmettere anche alle nuove generazioni che vengono a lavorare in UCBM.
Mi sono trovata nella situazione di aiutare un genitore preoccupato perché il figlio voleva rinunciare agli studi. Ho chiesto di parlare con lo studente che, riluttante, è entrato nel mio ufficio. Lui guardava in basso, senza parlare, con gli occhi spenti, e sua madre lo aspettava in macchina (Enrica si emoziona). Gli ho detto ‘I problemi ce li abbiamo tutti; i problemi vanno affrontati…Sicuramente troverai appoggio da parte dell’Università. Se questo discorso ti convince io sono qui, torna quando vuoi e facciamo una pianificazione del lavoro’. Ho riportato il problema a un paio di docenti al fine di sviluppare il supporto didattico. Ho consigliato allo studente anche un supporto a livello psicologico. È stato fatto un grande lavoro tutti insieme, a 360 gradi: lato Università, lato medico, volontà del ragazzo. Ho incontrato lo studente nei corridoi, sorridente: ha riacquistato la gioia e la voglia di vivere. Si è laureato e ci ha detto di essere grato per l’aiuto che gli è stato offerto in un momento particolarmente buio. È stato impossibile trattenere le lacrime.
Come sei riuscita a sviluppare con le famiglie degli studenti un relazione di rispetto e fiducia? Questo legame affettivo è rimasto anche dopo la laurea?
Il rapporto inizia al momento dell’iscrizione, quando i ragazzi vengono ad immatricolarsi accompagnati dai genitori, si istaura subito un rapporto di fiducia e simpatia che nel tempo si rafforza. Spesso i ragazzi mi chiedono una mano per organizzare feste di laurea dei loro amici, prevedendo ad esempio i classici scherzi con le facce dei prof. Si respira un clima di condivisione, di appartenenza. Con molti ragazzi e con le loro famiglie è nata un’amicizia che dura nel tempo con molto affetto. Ci sono studenti in giro per l’Italia o sparsi nel mondo che quando possono vengono a trovarmi e ci ritroviamo con uguale calore iniziale. Ogni loro successo è anche nostro, questa sorta di complicità, rafforza il nostro progetto iniziale; è il nostro biglietto da visita, che a mio avviso vale più di tante parole.