Su Nature Communications i risultati di uno studio condotto dall'European Brain Research Institute in collaborazione con l'equipe del prof. Mauro Maccarrone

13 giugno 2017 - Gli scienziati non hanno più dubbi: il recettore vanilloide è una molecola presente nel nostro cervello e agisce sulle cellule neuronali e non neuronali come uno degli attori fondamentali nella gestione dell’infiammazione e del dolore. La scoperta, effettuata dalla prof.ssa Silvia Marinelli dell’Ebri (European Brain Research Institute) insieme ai ricercatori UCBM guidati dal prof. Mauro Maccarrone, è stata pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista Nature Communications e apre una possibilità in più nella ricerca di farmaci contro il dolore nel campo di malattie neuroinfiammatorie o neurodegenerative come Alzheimer, sclerosi multipla, Parkinson e Sla.

“Abbiamo scoperto che il recettore vanilloide agisce realmente da sensore di infiammazione e marcatore del dolore. Una molecola che fino al giorno prima neanche si accettava potesse essere nel cervello” spiega il prof. Mauro Maccarrone, ordinario di Biochimica presso la Facoltà Dipartimentale di Medicina e Chirurgia di UCBM. “In particolare, abbiamo dimostrato che è presente su alcune cellule non neuronali, ‘microglia’, in condizioni normali. Ma quando il cervello è sottoposto a danno, come nel dolore neuropatico, anche i neuroni - le cellule propriamente nervose - esprimono questa molecola per cercare di mettere una barriera o comunque predisporre una risposta utile all’infiammazione e al dolore”. Lo studio, coordinato dalla prof.ssa Silvia Marinelli e realizzato anche grazie a particolari tecnologie presenti nei laboratori UCBM, apre dunque le porte a nuovi interventi per ridurre o controllare il dolore neuropatico, e accresce le conoscenze scientifiche sul funzionamento e sull’interazione tra le diverse cellule del sistema nervoso.

“Ormai da qualche anno si è compreso che la funzione dei neuroni è ideale se ci sono altre cellule non neuronali a renderla possibile: si tratta appunto di quelle della microglia e degli astrociti. Se queste ultime funzionano bene – continua il prof. Maccarrone - allora i neuroni trasmettono correttamente gli impulsi elettrici. Attraverso lo studio abbiamo verificato che se il cervello subisce un danno anche il neurone vero e proprio (oltre alla microglia e alla astroglia) esprime il recettore vanilloide nel tentativo di contrastare al massimo la lesione e di contenere il dolore associato”. Questo apre una prospettiva totalmente nuova a possibili interventi in campo farmaceutico, tesi a ridurre o a controllare le condizioni di infiammazione e dolore attraverso un bersaglio che non si sapeva neanche esistente. La buona notizia è che di proiettili per colpirlo se ne conoscono già tanti, si tratterà quindi di capire solamente quali potranno essere più adatti allo scopo.