Crescono le abilità di movimento grazie all'integrazione tra uomo e tecnologia
11 maggio 2022 - Era il 1963 e sul numero 3 della testata "Amazing Spider-Man", fumetto della Marvel Comics creato da Stan Lee e Steve Ditko, esordiva il super criminale e scienziato nucleare Dottor. Octopus, uno dei più famosi avversari dell'Uomo Ragno. "Octopus" deve il suo nome a quattro tentacoli meccanici dall'enorme potenza, estesi dalla sua schiena e integrati completamente con il corpo. Da quell'immagine distante e irreale, oggi il confine tra uomo e macchina non sembra più così definito ma porta con sé i timori e le potenzialità dell'epoca. I progressi tecnologici e neuroscientifici hanno aggiunto al corpo umano arti artificiali, indossabili o strumenti robotici per aumentarne le capacità di movimento. È ciò che emerge dallo studio pubblicato su Nature Communications condotto da una équipe proveniente dall'Università di Friburgo, prof. Carsten Mehring, dall'Imperial College of London, prof. Etienne Burdet e prof. Dario Farinate, insieme ai ricercatori dell'Università Campus Bio-Medico di Roma.
Si passa dalla concezione di tecnologia biomedicale intesa come strumento di sostituzione artificiale di funzioni perse nel paziente, allo "Human Augmentation" che intende utilizzare gli stessi strumenti tecnologici per aumentare le capacità di movimento di un soggetto sano. "Sin dalle prime fasi della nostra evoluzione, gli esseri umani hanno sviluppato strumenti che aumentano le possibilità del nostro corpo di svolgere alcune funzioni e agire sull’ambiente, come ad esempio il coltello per tagliare o il martello per battere. Con la pratica nell’utilizzo dello strumento, il cervello impara a considerarlo e a controllarlo come parte del proprio corpo – spiega il prof. Giovanni Di Pino, Ordinario di Fisiologia Umana UCBM e responsabile del NeXTlab - il primo strumento primordiale può essere considerato l’origine della tecnologia”.
Nell'ambito del progetto europeo NIMA - "Non-invasive Interfaces for Movement Augmentation", il team di neuroscienziati e bioingegneri progetta, costruisce e testa interfacce che consentono alle persone di controllare gli arti robotici sovrannumerari in coordinamento con i loro arti naturali. Queste tecnologie vengono co-sviluppate con il corpo umano per affinare fin dall’inizio il controllo fisiologico, il feedback sensoriale e l’apprendimento del movimento affinché funzionino come un unico complesso in molteplici scenari applicativi.
Il tema dello Human Augmentation solleva importanti questioni etiche. Ciò include potenziali preoccupazioni sul fatto che la tecnologia possa influenzare negativamente la funzione motoria naturale, cambiare l’identità corporea e l’immagine dei soggetti, rafforzare le disuguaglianze o porre problemi nell’assegnazione di responsabilità poiché il confine tra uomini e tecnologia diventa sempre più sfocato. "Riteniamo che queste e altre importanti questioni etiche debbano quindi essere affrontate in un approccio multidisciplinare che combini neuroscienze e tecnologia con aspetti filosofici, legali e di sicurezza. Non va temuta una disumana transumanizzazione, ma l’etica dell’augmentation va gestita nel migliore dei modi perché non sono i confini del corpo o della nostra mente a definirci come uomini, ma i confini etici del nostro agire razionale e responsabile" ha affermato il prof. Di Pino.
Riaffiorano così le domande già raccontate nella fantascienza degli anni ’60 ma come tematiche reali da affrontare e gestire, senza far prevalere la paura per le potenzialità ma guidando l'impatto sempre nell'ottica della scienza per la persona.