Ridurre i tempi di diagnosi e disporre di farmaci mirati e personalizzati

22 luglio 2020 - L’evoluzione dei carcinomi papillari del rene è al centro di uno studio multicentrico condotto dall’Università Campus Bio-Medico di Roma in collaborazione con partners internazionali e di recente pubblicato su Nature Communications (DOI: 10.1038/s41467-020-16546-5). I carcinomi papillari rappresentano circa il 10-15% dei tumori renali i quali, negli ultimi due decenni, hanno registrato un aumento dell’incidenza annua del 2% portando a circa 99.200 nuovi casi di carcinoma renale e 39.100 decessi correlati all'interno dell'Unione Europea nel 2018. Grazie però alla capacità di caratterizzare in maniera sempre più accurata il tipo di tumore, è possibile non solo ridurre i tempi di diagnosi ma anche disporre di farmaci e protocolli mirati e personalizzati. È proprio in questa direzione che si muove lo studio “The genomic and epigenomic evolutionary history of papillary renal cell carcinomas”.

Attraverso il sequenziamento approfondito del genoma (cosiddetto “whole-genome sequencing” e “deep sequencing”) di campioni bioptici multipli nel tumore primitivo e nelle corrispondenti metastasi di ogni paziente, i ricercatori hanno studiato le alterazioni genetiche che guidano l’evoluzione del tumore papillare del rene (filogenesi), dalla sua formazione iniziale fino alle metastasi in altri organi. Questi dati hanno permesso di definire “firme” genetiche ed epigenetiche delle diverse componenti cellulari del tumore (eterogeneità clonale intratumorale). L’analisi dell’eterogeneità tumorale permette di comprendere meglio la storia del tumore e come questo acquisisca nuove capacità e aggressività nel tempo.

“Abbiamo dedotto che il tasso di mutazioni che guidano la cancerogenesi in questi tumori papillari (mutazioni drivers) è ristretto e non varia molto nel tempo – spiega Vito Michele Fazio, direttore del Laboratorio di Medicina Molecolare e Biotecnologia UCBM, tra gli ideatori e autori dello studio –. È sufficiente quindi una singola biopsia per acquisire le informazioni utili e sufficienti a migliorare la diagnosi e definire e guidare una terapia personalizzata. Inoltre comprendere l’evoluzione molecolare del tumore ha importanti implicazioni su diagnosi e cura. Ad oggi nei tumori renali manca ancora un singolo predittore genomico della risposta al trattamento e questa ricerca pone basi prospettiche importanti per lo sviluppo di nuovi marcatori diagnostici e l’identificazione di nuovi targets molecolari per farmaci e protocolli mirati, nell’ottica di una medicina di precisione e personalizzata. L’enorme numero di dati molecolari ottenuti e archiviati rappresenta una fonte preziosa di informazioni dalla cui ulteriore futura analisi si potranno aprire nuove strade di ricerca, diagnosi e cura del tumore del rene”.

Insieme al Laboratorio di Medicina Molecolare e Biotecnologie UCBM hanno ideato e promosso il progetto l’Istituto Tumori “Regina Elena” di Roma, e la Division of Cancer Epidemiology and Genetics, National Cancer Institute, NIH, DHHS, Bethesda, MD, USA. Per la complessità e numerosità dei risultati ottenuti, negli ultimi anni ha poi collaborato l’Oxford Big Data Institute, Oxford NIHR Biomedical Research Centre, UK. Tra i primi firmatari del progetto due ex studentesse UCBM, la prof.ssa Maria Luana Poeta e la dott.ssa Manuela Costantini.

La ricerca si inserisce nelle competenze che il laboratorio ha messo a punto sulla Next Generation Sequencing (NGS) e che ha portato a diverse collaborazioni per ricerca industriale con primarie aziende italiane (DOI: 10.3390/cancers11111691) e nell’avvio di un servizio di diagnostica molecolare clinica, basata proprio su NGS.