Grazie, grazie mille e buongiorno a tutti. Saluto il Magnifico Rettore, il corpo docente, il personale tecnico amministrativo, gli studenti. Chiara, grazie per quello che hai detto.
Porto il saluto del Ministro Anna Maria Bernini che è molto rammaricata di non poter essere con noi oggi. Saluto Sami Modiano, grazie, glielo dico in anticipo per quello che dirà e per questa sua nuova “trasfusione di memoria”, mi permetta di usare le parole di Elie Wiesel. Ne abbiamo bisogno, ne abbiamo bisogno oggi più che mai, ne abbiamo bisogno in qualsiasi momento.
Chiara, permettimi di darti del tu, potresti essere mia figlia. Mi hai profondamente commossa per quello che hai detto e per come hai raccontato quello che è l'università. Non ripeterò quello che tu hai già detto perché mi identifico nelle tue parole. Da quando ero studentessa, e hai ragione, non si finisce mai di esserlo, mi identifico nel senso che tu hai dato all'università come casa, comunità. Nel 1993, quando nacque il Campus Bio-Medico, ero una studentessa Erasmus. Partecipavo al programma “Erasmus Tempus”, il programma che per la prima volta vedeva la partecipazione di studenti dei Paesi dell'Est Europa che poi sarebbero entrati nell'Unione Europea. Quella fu per me l’occasione per conoscere il mondo della comunità studentesca internazionale. Un’esperienza straordinaria, alla quale devo molto. Per questo dò ancora maggior valore a quello che le università riescono a fare per accogliere gli studenti, di qualsiasi nazionalità, di qualsiasi fede, di qualsiasi estrazione sociale, creando delle vere e proprie comunità.
Io penso che il Campus, come e più delle altre, riesca a fare e riesca a essere casa di una comunità di studenti, di professori, di ricercatori, una comunità che vuole e deve essere sempre più internazionale.
E il Ministero cosa può fare per rafforzare questo senso di comunità, per rendere sempre più internazionale il nostro mondo accademico? Con il ministro Bernini e con il Governo abbiamo puntato su una serie di priorità, qui ne richiamerò cinque. Non sono le uniche, ma sono quelle più importanti e quelle che più si attagliano al messaggio che vogliamo dare oggi.
In primo luogo dobbiamo far sì che il numero di persone che frequentano le università nel nostro Paese, di ragazzi, di giovani, che si laureano, sia sempre maggiore. Purtroppo l'Italia in questo non eccelle, nel senso che registriamo nelle classifiche internazionali delle posizioni non sempre incoraggianti quanto a numero di laureati. L'esempio del Campus che punta a quattromila studenti iscritti nel 2027 va seguito. Molte università stanno mettendo in campo varie azioni, noi come Ministero anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza abbiamo lanciato una serie di progetti: dall'orientamento al diritto allo studio. Quindi borse di studio, no tax area, housing residenziale per garantire che tutti gli studenti possano effettivamente perseguire il proprio talento e realizzare un percorso di studi che li porti poi alla laurea. E questo è importante, non soltanto perché il nostro Paese, come tutti i Paesi avanzati e non, ha bisogno di competenze, ha bisogno di persone che sappiano fare tutti i lavori, i nuovi lavori, ma perché la conoscenza, la competenza, la cultura, la preparazione delle persone sono un presidio importante di democrazia e di pace. E quindi quanto più si accresce il numero di persone che studiano, che studiano per tutta la vita, che vogliono apprendere, tanto più si rafforza il senso della nostra democrazia.
L'apertura internazionale, insieme all'aumento del numero di ragazzi che si iscrivono all'università è fondamentale, lo ha già detto il Ministro Schillaci, questo vuol dire attrarre studenti da tutti i Paesi, da Paesi che hanno più bisogno di accedere a queste istituzioni, Paesi più avanzati. L'università deve essere appunto un momento di accoglienza, di inclusione, di conoscenza gli uni degli altri, delle nostre differenze ma anche delle nostre affinità.
Con il Ministro Bernini abbiamo fatto moltissime missioni internazionali in un anno, siamo stati un po' ovunque nel mondo e continueremo nei prossimi mesi e nei prossimi anni proprio perché siamo profondamente convinti che l'università e il sistema della ricerca italiano debbano collocarsi sempre più, con sempre maggiore valore, in un network internazionale. Per accogliere gli studenti dobbiamo avere le strutture, le infrastrutture, e anche gli strumenti per supportare chi non riesca ad accedere agli studi per motivi economici. Questo lo facciamo e lo faremo sempre di più.
Dobbiamo far sì che la comunità dei docenti sia una comunità sempre più internazionale. Io vedo passare davanti ai miei occhi le chiamate dirette di professori dall'estero, sono sempre più numerose e questo mi inorgoglisce, ci inorgoglisce perché penso che rappresentino quanto il sistema italiano dell'università sia sempre più attrattivo, e lo è. Lo raccontava alla giornata celebrativa del centenario del Consiglio Nazionale delle Ricerche – saluto la Presidente Carrozza che è qui presente –Maria Leptin, la Presidente dello European Research Council. La Professoressa Leptin citava dei dati che mostravano quanto l'Italia sia effettivamente attrattiva per tutti i ricercatori internazionali, dai più giovani a quelli con maggiore anzianità di ricerca. Certo dobbiamo esserlo ancora di più, abbiamo già messo in campo una serie di misure che vanno dal supporto economico-finanziario, al mantenimento della norma sull'attrazione dei cervelli applicabili dai ricercatori e docenti universitari, è stata una battaglia del ministro Bernini, e sempre più dobbiamo farlo perché quanto più cresce la comunità dei docenti internazionali tanto più attrattive saranno le nostre università. Peraltro l'università, la ricerca, la cooperazione scientifica devono essere sempre aperti al mondo, qualsiasi possano essere le tensioni internazionali la comunità dell'università e la comunità della ricerca devono creare e mantenere dei legami che altrimenti andrebbero dispersi per sempre.
Durante la relazione del Rettore riflettevo su quanto il Campus abbia ben saputo integrare la necessità di sinergie tra più saperi. Trent'anni fa nasceva la Facoltà di Medicina, venti anni fa Ingegneria Biomedica, un esempio straordinario di prime integrazioni di sapere, l'applicazione dei robot alla medicina, delle intuizioni che poi molte altre università hanno seguito che sono state importantissime per far vedere quanto oggi noi non saremmo in grado di curare se non applicassimo le tecnologie. Per applicare le tecnologie abbiamo bisogno di qualcuno che sia non solo medico ma che sia anche ingegnere, che quindi abbia quelle competenze. In questa direzione noi a breve approveremo in via definitiva la riforma delle classi di laurea, che oggi è in Parlamento per l'espressione dei pareri da parte delle commissioni, e che vuole proprio rendere più flessibile il percorso di studio, garantire che in tutte le facoltà, quindi in tutti i corsi di laurea, ci sia un'integrazione di saperi una maggiore trasversalità che accresca per i nostri giovani e possibilità di acquisire sempre maggiori competenze.
Allo stesso modo è importante che i nostri ragazzi possano svolgere attività extracurriculari. In questo senso è molto bello quello che voi fate e che ci avete raccontato oggi. Sono attività importantissime perché un ragazzo cresce non soltanto studiando, ma anche confrontandosi col mondo fuori dall'università, cresce dando un valore alle appropriazioni all'esterno. I progetti in Perù, in Madagascar, mi hanno molto colpita, così come mi hanno molto colpita le parole dei ragazzi stranieri che frequentano questa università, e ce ne sono moltissimi in tutto il sistema universitario italiano, che apprezzano il nostro paese, non soltanto per la nostra cultura, per la nostra storia, ma anche la nostra apertura e capacità di inclusione che proprio in questi momenti raggiungono i punti più alti.
Con Andrea Rossi, Direttore Generale e Amministratore Delegato, ci siamo spesso confrontati anche su alcuni aspetti che riguardano non soltanto l’integrazione dei saperi ma una sempre maggiore integrazione tra mondo delle università statali e non statali. Io personalmente sono laureata in un'università non statale e quindi apprezzo quello che queste università fanno e sanno fare a beneficio del nostro sistema accademico, in generale del Paese. E proprio grazie all'apporto che Andrea nel suo ruolo anche di Presidente e di rappresentante delle università non statali ha dato siamo riusciti e intervenire per cercare di rafforzare non soltanto la dotazione finanziaria delle università non statali ma anche di eliminare quegli aspetti regolamentari che determinano a volte delle discriminazioni, probabilmente non volute, ma che comunque esistono e che a volte ingiustificatamente svantaggiano il mondo delle università non statali. Il Ministro Bernini è assolutamente favorevole a qualsiasi tipo di azione che in futuro porti sempre più verso una parificazione non soltanto formale, ma anche sostanziale. Quindi Andrea, te lo dico in questa sede, sempre più avremo bisogno di confrontarci con te in quanto rappresentante di questo importante mondo per far sì che questo contribuisca sempre più al rafforzamento culturale, scientifico, tecnologico del nostro Paese.
E a proposito di integrazione, mi avvio a concludere per sottrarre tempo all'intervento che tutti aspettiamo con molta ansia di Sami Modiano. L'integrazione deve essere non soltanto tra università non statali e statali ma deve essere tra università, mondo della ricerca e mondo dell'impresa. Il Rettore ha salutato i rappresentanti delle imprese presenti oggi a questa inaugurazione, imprese per fortuna sempre più presenti in tutte le inaugurazioni dell’intero sistema universitario italiano. Se noi non avessimo questa forte integrazione non saremmo in grado di far percepire alle persone il valore della ricerca perché il valore della ricerca viene percepito quando la ricerca, la scienza si trasforma in innovazione, si trasforma in prodotti e servizi che le persone possono apprezzare. Quindi se noi vogliamo che ci sia una spinta sempre maggiore a investire sull'università e sulla ricerca dobbiamo essere in grado di far capire alle persone quanto questo è importante per il loro benessere, per la loro vita quotidiana. Per questa ragione con il Ministro Bernini abbiamo puntato in maniera molto forte a rafforzare tutte le iniziative volte al trasferimento tecnologico, siano esse potenziamento delle infrastrutture di ricerca a cui le imprese possono accedere per svolgere la propria attività, siano dottorati innovativi che hanno l'obiettivo non soltanto di innalzare il livello della formazione delle persone all'interno delle imprese, ma soprattutto di rafforzare le collaborazioni tra le università e le imprese proprio per far sì che la ricerca si trasformi in innovazione. Quindi l'esempio che voi date attraverso iniziative di venture con il mondo dell'impresa, volte proprio al trasferimento tecnologico, o iniziative comuni volte a far nascere nuove start up, nuove attività imprenditoriali, è un esempio molto importante.
Il Presidente dell’ANVUR Uricchio sa bene quanto abbiamo valorizzato nelle linee guida sulla valutazione della qualità della ricerca il trasferimento tecnologico nell’ambito della terza missione e le infrastrutture di ricerca proprio per queste ragioni.
Non voglio dilungarmi ulteriormente. Quello che voglio dire è che per noi oggi è una giornata molto importante, celebrare il trentesimo anno del Campus Bio-Medico vuol dire celebrare un'università che guarda al futuro, al mondo, un'università che ha valori importanti che oggi si riconoscono nel conferimento della laurea honoris causa a Sami Modiano.
Vi ringrazio perciò ancora di più per averci invitato, vi porto nuovamente il saluto del Ministro Bernini e spero di starvi accanto - come fatto finora - nei prossimi trenta e, chissà, anche di più. Se voi con la vostra scienza contribuirete ad allungarci la vita noi saremo qui per sempre! Grazie.