4 dicembre 2018 - Come ci immaginiamo i robot sociali del prossimo futuro? Quali caratteristiche deve avere il robot collaborativo che deve interagire con gli esseri umani? Dall’indagine “Il robot che vorrei” condotta dall’Università Campus Bio-Medico di Roma in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale nasce l’idea del “Tech Care Hackathon”, una maratona di sviluppo e design, che coinvolge studenti e ricercatori del Gruppo nazionale di Bioingegneria e della Fondazione Don Carlo Gnocchi, per progettare nuove soluzioni di intelligenza artificiale per l’assistenza degli anziani. L’evento è promosso dalla Fondazione Mondo Digitale, dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e dal Gruppo Nazionale di Bioingegneria. Appuntamento in Ateneo mercoledì prossimo 5 dicembre.
Come creare fiducia intorno alla robotica sociale? Come rendere i robot più affidabili e amichevoli? Quanto conta il loro aspetto? I robot dovrebbero essere efficienti, versatili, potenti e controllabili, meglio se non antropomorfi. “Il robot che vorrei” è stato immaginato da oltre 1.600 studenti, in una indagine realizzata dall’Università Campus Bio-Medico di Roma con la collaborazione della Fondazione Mondo Digitale per sondare il rapporto di fiducia tra i nativi digitali e le macchine di nuova generazione. Ai giovani è stato chiesto di individuare caratteristiche hardware e software che dovrebbero possedere ipotetici robot e tecniche abilitanti in diversi ambiti della società e di elaborare raccomandazioni alle aziende per la progettazione di robot che ispirino fiducia.
Con il Tech Care Hackathon i giovani vengono ora coinvolti attivamente. Nella prima grande maratona di sviluppo e progettazione sui temi dell’etica e della robotica agli studenti viene chiesto di coniugare affidabilità tecnica e fiducia morale verso il robot. Mercoledì 5 dicembre presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma 100 studenti tra scuole superiori e università, lavoreranno dalle 9 alle 20 alla realizzazione di soluzioni innovative con l’obiettivo di contrastare il senso di solitudine e inutilità spesso esperito dagli anziani, guidati dai coach della Fondazione Mondo Digitale, dell’Università Campus Bio-Medico e della Fondazione Don Carlo Gnocchi. L’evento sarà moderato da Eugenio Guglielmelli prorettore alla ricerca dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e animato dagli interventi dei professori Vittoradolfo Tambone, Francesco Bruno, Giampaolo Ghilardi e di Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale.
Dalla soluzione per promuovere e facilitare il reinserimento sociale della persona all’applicazione pensata per connettere virtualmente l’utente con parenti e amici lontani. La sfida è prendersi cura (take care) degli altri usando al meglio non solo professionalità e competenza, ma anche creatività e umanità, per progettare soluzioni tecnologiche funzionali, ecologicamente sostenibili ed “eticamente belle”, capaci al contempo di migliorare la qualità della vita dei pazienti e di contrastare il senso di solitudine, esclusione e inutilità dell'anziano, tanto avversata da Papa Francesco che l’ha definita “cultura dello scarto”.