Roma, 9 ottobre 2020 - Il premio Nobel per la Pace 2020 a chi combatte la fame e si impegna per accrescere il benessere delle popolazioni della terra. Un impegno e un traguardo che passano anche per un investimento consapevole verso i giovani sulle sfide globali e nel creare nuove professionalità rispettose dell’ambiente, della salute delle persone e dei territori. Un vero e proprio ponte sul futuro, come commenta Laura De Gara, preside della Facoltà di Scienze e Tecnologie per l’uomo e l’ambiente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

 “Questo Premio Nobel per la Pace ha in sé il valore di rappresentare un risultato raggiunto perché manifesta che tanto è stato fatto per affrontare la fame nel mondo. Tanto, troppo, però c’è ancora da fare e ognuno può e deve fare qualcosa! L’Università Campus Bio-Medico di Roma, impegnata sul fronte dell’alimentazione e della nutrizione umana, ha sviluppato – da anni – una intensa attività di cooperazione internazionale coinvolgendo i nostri giovani in workcamp annuali sulla malnutrizione che si svolgono proprio nei territori in cui la fame è una drammatica realtà. Così  - conclude De Gara - cerchiamo di dare il nostro contributo per sensibilizzare i futuri professionisti sui temi della fame del mondo, della malnutrizione, dell’importanza di un’alimentazione equilibrata, varia e accessibile anche per quella parte della popolazione mondiale per cui denutrizione e malnutrizione rappresentano, ancora oggi, la prima causa di morte”.

Solo una reale sostenibilità alimentare potrà portare pace e giustizia, e per raggiungerla servono professionisti appositamente formati per portare competenze manageriali e valori nell’industria agroalimentare.

“La lotta alla fame e lo sviluppo di modalità di produzione rispettose per l’ambiente e con qualità nutritive adeguate – ha detto Marco Santonico, presidente del corso di Laurea in Scienze e tecnologie alimentari e gestione di filiera -  è una delle priorità assolute del nostro tempo e rientra tra gli obiettivi dell’agenda 2030 dell’Onu. Per contribuire a questo traguardo è fondamentale formare una generazione di professionisti competenti su tutti i passaggi della filiera alimentare e sensibili allo sviluppo sostenibile e all’economia circolare. Il fatto che l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace sia caduto in uno dei giorni in cui le generazioni più giovani manifestano per il futuro proprio e per quello del pianeta è un elemento che deve contribuire a far riflettere tutti. Ai nostri studenti insegniamo, ogni giorno, che è possibile coniugare tutela dell’ambiente, salute delle persone e dei territori e sviluppo economico”.