Studio della dott.ssa Matarrese che indaga la fisiopatologia dell’epilessia pediatrica

L'epilessia è una malattia neurologica che può essere trattata con farmaci o, nei pazienti che non rispondono alla terapia, rimuovendo chirurgicamente l'area del cervello in cui nascono gli attacchi epilettici, chiamata zona epilettogena. Individuare correttamente la zona epilettogena è fondamentale per garantire il successo dell'intervento chirurgico bloccando l'insorgenza di nuove crisi epilettiche. Purtroppo, ad oggi, i metodi clinici basati solo sull'osservazione delle crisi epilettiche, fenomeni incontrollati e imprevedibili, risultano spesso inefficaci.

Il lavoro di ricerca svolto dalla dottoranda UCBM Margherita Matarrese e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Brain propone un nuovo strumento per aiutare i neurochirurghi ad identificare la zona epilettogena. Lo studio è nato dalla stretta collaborazione tra il Neuroscience Research Team, guidato dal prof. Christos Papadelis, presso l'ospedale pediatrico Cook Children's Health Care System del Texas e l'Unità di Ricerca di Fisica non Lineare e Modelli Matematici guidata dalla prof.ssa Simonetta Filippi, presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma.

Attualmente, una corretta localizzazione della zona epilettogena richiede un monitoraggio invasivo che registra l'attività cerebrale con elettrodi intracerebrali impiantati per lunghi periodi di tempo, in attesa che si verifichino una o più crisi epilettiche. Con questo lavoro, invece, si individua la posizione della zona epilettogena sfruttando una informazione presente nei tracciati EEG di pazienti epilettici indipendentemente dal verificarsi di una crisi, cioè gli spike.

"La nostra ricerca – spiega l'Ing. Matarrese – mostra che l'area cerebrale in cui nascono gli spike è più epilettogena del tessuto in cui questi propagano nel tempo. Il cervello può essere visto come una rete densa e intricata, in cui il flusso di informazioni viaggia sfruttando sia connessioni strutturali che funzionali. L'epilessia altera la corretta comunicazione all’interno di questa rete. La rimozione dell'area in cui nascono gli spike permette di ristabilire il corretto funzionamento cerebrale, eliminando le crisi epilettiche e garantendo il successo a lungo termine dell’intervento chirurgico".

Questo studio mostra la relazione tra la propagazione dell'attività epilettica e le connessioni funzionali, fornendo nuove conoscenze sul meccanismo fisiopatologico dell'epilessia. Il metodo proposto aiuterà i clinici nell'interpretazione delle letture EEG intracraniche, riducendo notevolmente il monitoraggio prolungato e migliorando la pianificazione chirurgica nei bambini affetti da epilessia farmacoresistente.