Due progetti di ricerca applicati alla medicina all’interno del Boston Children’s Hospital
Sono appena rientrati dagli Stati Uniti con l’entusiasmo di chi ha vissuto un’esperienza straordinaria. Charlotte Guarrasi, Enrico Lombardi e Stefania Percivati discuteranno tra pochi giorni la tesi di laurea magistrale in Ingegneria Biomedica all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Tornano da Boston dove hanno trascorso gli ultimi 4 mesi a fare ricerca in uno dei teaching hospital dell’Harvard Medical School.
Racconta Stefania: “La proposta è arrivata dal nostro relatore Fabrizio Taffoni, docente di Biomeccatronica, che in costante contatto con l’alumna UCBM Eleonora Tamilia, ora ad Harvard, ci ha segnalato l’opportunità di raggiungerla”. La ricercatrice, dottoratasi in UCBM nel 2015 sotto la guida dell'ing. Taffoni, con una tesi di dottorato sullo studio delle performance motorie del neonato, lavora infatti nel Fetal Neonatal Neuroimaging and Developmental Science Center del Boston Children’s Hospital su progetti legati in particolar modo all’epilessia in età pediatrica.
Individuare il target chirurgico in casi di epilessia infantile
Nello specifico, anche Enrico e Stefania sono stati coinvolti in uno studio sull'epilessia infantile mirato a identificare in modo innovativo la zona del cervello responsabile della generazione delle crisi epilettiche. I due laureandi UCBM hanno quindi ultimato un algoritmo per l’analisi dei dati elettroencefalografici di pazienti con epilessia non curabile con una terapia farmacologica. A questi ultimi infatti, in vista dell'intervento, viene chirurgicamente impiantato un set di elettrodi direttamente a contatto con la corteccia cerebrale da cui da estrarre le informazioni necessarie all'identificazione della zona del cervello da operare (EcoG è la tecnica di monitoraggio utilizzata).
È stato un impegno quotidiano quello dei giovanissimi ricercatori all’interno dei laboratori, associato alla partecipazione a iniziative accademiche come l’epilepsy conference, incontro settimanale di tutti i medici e i ricercatori che si occupano a diversi livelli della patologia all’interno di quello che è stato nominato miglior ospedale pediatrico degli Usa per l'anno 2016-2017.
“Siamo stati pienamente inseriti in un ambiente sia internazionale sia multidisciplinare, in cui si lavora per trovare una soluzione comune a partire da background diversi. Ci è sembrato un approccio in linea con il nostro percorso universitario”. A parlare stavolta è Charlotte che, sempre nel gruppo di ricerca ‘Children’s Brain Dynamics’, ha invece realizzato un set up sperimentale per misurare la percezione del dolore nei neonati prematuri.
Lo studio in terapia intensiva neonatale
Infatti, non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine sullo sviluppo neurologico di una serie di procedure dolorose – dal prelievo all’intervento chirurgico - obbligate dalla pratica clinica nei reparti di terapia intensiva neonatale. Per questo, la giovanissima ricercatrice ha pensato di posizionare una precisa configurazione di sensori in grado di rilevare segnali di diversa entità sul corpo di bambini prematuri sottoposti a chirurgia. Un’ipotesi che è divenuta realtà grazie al via libera del comitato etico dell’Harvard Medical School, permettendo il monitoraggio dei piccolissimi pazienti tanto a riposo quanto durante lo stimolo doloroso.
“Questi mesi ci hanno permesso di crescere profondamente – aggiunge Enrico. Effettivamente abbiamo vissuto un’esperienza di ricerca full time che per noi ha rappresentato il primo approccio al mondo lavorativo con cui presto dovremo confrontarci”.