Firmato oggi l'accordo promosso da UCBM insieme a partner italiani e internazionali
9 novembre 2017 – Migliorare le condizioni di igiene e salute e la qualità della vita di ventimila abitanti dei villaggi di Mvimwa, in Tanzania. È l'obiettivo del progetto di cooperazione internazionale avviato in Tanzania la scorsa estate dall'Università Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia agraria (CREA), l’Università di Parma, l’Associazione ‘Golfini Rossi’ Onlus e due atenei africani, la Strathmore University (Kenya) e la St. Joseph University (Tanzania).
Al centro del progetto, siglato oggi dal Rettore dell'Ateneo Raffaele Calabrò, l'alfabetizzazione nutrizionale, lo sviluppo di tecnologie agrarie e la dotazione di tecniche necessarie per rendere più efficienti la produzione, l'utilizzo e la conservazione degli alimenti in un quadrante particolarmente povero e arretrato del Paese africano che gravita attorno al monastero benedettino di Mvimwa, a 100 km dal lago Tanganica.
Tra il personale sanitario dei partner coinvolti, l’ospedale pubblico del capoluogo e i dispensari dei villaggi è in realtà già nata una proficua collaborazione sui temi legati alla malnutrizione e alla salute. La ‘pappa di Parma’, una formulazione a base di alimenti tipici africani ideata dall’Università di Parma, è stata proposta come utile alternativa per la malnutrizione infantile. Al contempo, l’idea è anche quella di favorire la nascita di micro-imprese agricole e di incentivare la bio-edilizia, per incidere positivamente sulla qualità della vita della popolazione.
“Già durante quest’anno – spiega la prof.ssa Laura De Gara, Presidente del Corso di Laurea in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma – grazie alla collaborazione di dodici studenti del nostro ateneo, abbiamo iniziato a valutare con test specifici fabbisogni e carenze nutrizionali della popolazione, definendo anche gli standard raggiungibili di qualità delle cucine e delle mense. Inoltre, con il contributo del CREA, abbiamo testato l’efficacia dell’utilizzo di essiccatori a pannelli solari per offrire agli abitanti una miglior conservazione del cibo e abbiamo valutato la qualità dei terreni coltivabili. Grazie alla partnership avviata con la firma di questo memorandum contiamo di poter continuare a lavorare per incidere in modo significativo sul futuro alimentare e agrario dei 20mila abitanti presenti nell’area del monastero”.