La studentessa UCBM ha preso parte ad un progetto europeo
4 febbraio 2016 - Cinque mesi all’interno del “RoboLab”, l’innovativo laboratorio di Robotica dell’Università di Lubiana, per prendere parte a un progetto di ricerca che coinvolgeva tutta Europa. Questa la tesi in ingegneria biomedica di Silia Fiore, giovane neolaureata dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Volevo vivere un’esperienza all’estero prima di conseguire la Laurea Magistrale in Ingegneria Biomedica. - spiega Silia - Per questo ho pensato all’Erasmus.” Una scelta appoggiata dai professori: “Proprio grazie a loro ho potuto contattare importanti docenti di alcune delle principali università europee, candidandomi per una tesi. Ed è stata quella del professor Marko Munih la proposta più interessante”.
CareToy, questo il nome del progetto europeo cui ha preso parte la studentessa durante la permanenza in Slovenia, era coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coinvolgeva altri partner, sia italiani che stranieri. “Si tratta della realizzazione di un particolare box, interamente sensorizzato e munito di cinque giochi differenti configurati da terapisti pediatrici. I bambini venivano posti al suo interno due volte al giorno direttamente dai loro genitori, che attraverso un computer potevano scegliere il tipo di training cui sottoporli e al tempo stesso inviare i dati rilevati dai sensori alla clinica pediatrica incaricata del loro monitoraggio.” Era proprio Silia, in laboratorio, ad analizzare alcuni di questi dati, per monitorare lo sviluppo dei movimenti nei bambini: “Abbiamo rilevato che dopo 20 giorni di training i bambini avevano migliorato notevolmente i propri movimenti. – racconta - Per questo, confermata la sua efficacia come strumento di diagnosi e monitoraggio, l’obiettivo successivo sarebbe stato rendere CareToy una piccola palestra domestica di riabilitazione”.
Dall’Erasmus Silia ha riportato a casa “soprattutto un metodo di lavoro differente, reso possibile dal confronto con un’altra realtà. Senza dimenticare ovviamente l’arricchimento del curriculum: l’esperienza all’estero oggi conta tanto, perché le competenze tecniche fornite dagli studi universitari sono un presupposto dato per scontato, ma la capacità di adattamento e socializzazione non è da tutti. Sono comunque stata aiutata – aggiunge – dalla grandissima disponibilità del professor Munih e dei dottorandi, sempre pronti ad aiutare e istruire qualunque studente si recasse in laboratorio.”
Sogni per il futuro? “Mi piacerebbe molto lavorare in ospedale, direttamente in sala operatoria, ad esempio assistendo i chirurgi nell’utilizzo di nuovi dispositivi. In pediatria? Perché no!”