Confronto con i protagonisti del biomedicale e farmaceutico
di Francesco Unali
Imprese e università per costruire il futuro, accelerando i processi di innovazione attraverso sinergie sempre più strette. È il messaggio principale emerso dal convegno “Medtech, presente futuro, Università e imprese disegnano il domani” organizzato dall’Università Campus Bio-Medico di Roma con il patrocinio di Unindustria e la partecipazione delle principali aziende del settore biomedicale e farmaceutico. Un appuntamento, quello del 13 luglio, che ha delineato il profilo del medico del futuro in concomitanza con il lancio dei due corsi di laurea “Medtech” e “Biomedical Engineering”, entrambi in lingua inglese, in grado di costruire medici e ingegneri moderni e la figura del “doppio laureato” in medicina e ingegneria.
Il settore Medtech rappresenta il futuro della sanità: stimolato dalla pandemia, è cresciuto anche nel 2020 e ha prospettive di sviluppo in tutto il pianeta. In Italia genera un mercato che vale 16,2 miliardi di euro diviso tra 4.546 aziende che occupano 112.534 dipendenti. Il tasso di crescita del fatturato (2021 sul 2020) ha toccato il +6,4 per cento contro una crescita mondiale del 5,6 per cento. Gli investimenti crescono di anno in anno, con un +9,6 per cento nel 2021 e ulteriori prospettive di crescita nei prossimi anni. In Europa l’Italia è sesto esportatore in questo settore e 13° a livello mondiale.
Cambia il Sistema Sanitario Nazionale, muta la demografia del Paese e le tecnologie offrono soluzioni sempre più intelligenti: anche i medici del futuro saranno coinvolti e chiamati ad avere competenze sempre più trasversali e conoscenze che li abilitino a lavorare con nuove tecnologie, robot e macchinari all’avanguardia. In un ecosistema sanitario che mette al centro il paziente attraverso la ricerca biomedica, la trasformazione digitale, la telemedicina, il territorio e le nuove tecnologie applicate a diagnostica e prevenzione, gli ospedali e le imprese biomedicali e farmaceutiche cercano nuove figure dotate di conoscenze a cavallo tra medicina tradizionale e ingegneria biomedica per sviluppare nuove cure, creare device e macchinari.
Per questo l’Università Campus Bio-Medico di Roma nel gettare lo sguardo al futuro, interrogandosi sulla capacità dell’università di fare sistema con le imprese per facilitare la ricerca, lo sviluppo e il trasferimento tecnologico a favore della salute delle persone, ha stilato il “decalogo” delle caratteristiche che avrà il medico del futuro: ibridazione dei saperi, per la salute e il benessere del paziente; mentalità aperta, per contribuire alle soluzioni tecnologiche di domani; trasversalità, per il superamento dei tradizionali confini professionali; flessibilità, capacità di operare in ospedale come nelle aziende medtech; 100 per cento medico, in grado di seguire il paziente sul piano clinico e umano; 100 per cento formazione ingegneristica, per gestire meglio diagnosi e terapie con i macchinari; capacità di gestire le problematiche etiche del paziente derivanti dalla presenza delle moderne tecnologie.
Con il presidente Carlo Tosti, il Rettore Raffaele Calabrò e l’AD Andrea Rossi si sono confrontati Silvio Brusaferro, presidente ISS; Maria Chiara Carrozza, presidente CNR; Massimiliano Boggetti; Massimo Scaccabarozzi, Past president Farmindustria; Maurizio Tarquini; Luigi Ambrosini, DG Abbott; Michele Perrino, presidente e AD Medtronic Italia; Filippo Piazza, investiment associate Angelini Hive; Stefano Collatina, Baxter e Patrizia Palazzi, Siemens Healthcare.