Di Sara Ramella - Prorettrice all’integrazione e impatto sociale UCBM
Un dono può cambiare la vita delle persone.
Tutti i giorni nel nostro ruolo di docenti universitari doniamo la conoscenza spesso dimenticando il potenziale inespresso del nostro sapere che può migliorare la società intera.
La cosiddetta “terza missione” è proprio questo: la possibilità per il mondo universitario di svolgere un ruolo decisivo nella società oltre i confini della ricerca scientifica e della riflessione teorica su temi cruciali.
L’impatto sociale delle università è oggi al centro del confronto nel mondo accademico chiamato a valorizzare il ruolo della cosiddetta “terza missione”.
Delle due colonne su cui si basa, la valorizzazione economica della conoscenza e la missione culturale e sociale, vogliamo qui riflettere soprattutto sulla seconda.
Da piccolo ateneo quale siamo, tematico e con focus fortemente orientato alle tecnologie innovative, rappresentiamo una vera comunità di pensiero e azione, e ne siamo coscienti.
Nelle pieghe dei nostri 14 corsi di laurea e dei tanti master e percorsi di formazione, delle scuole di specializzazione e non solo, prendono vita innumerevoli iniziative sociali e culturali da condividere all’esterno.
Tanti gruppi di persone unite dalla passione e mosse dal desiderio di conoscere, aiutare e condividere danno vita a un numero elevato di attività settimana dopo settimana. Appuntamenti che possono andare a beneficio della società, degli studenti, degli alumni, del territorio, dei pazienti, dei docenti e dei dipendenti dell’università.
Mettere a sistema questo patrimonio di “beni pubblici” è una sfida stimolante e che si attaglia perfettamente alla nostra visione di università, quella di una comunità aperta e in rete.
Ripartiamo dunque dai nostri valori, in questo 30ennale che ci aiuta a capire da dove veniamo e dove stiamo andando, per analizzare l’impatto sociale delle nostre attività nell’ottica di quel motto, “la Scienza per l’Uomo”, che da sempre ci guida e accompagna.
Come essere dunque “per l’uomo” anche attraverso la terza missione?
Innanzitutto sapendo che queste attività devono parlare a tutti attraverso gli strumenti di comunicazione di cui l’università dispone, i mass media, la scuola e gli appuntamenti pubblici. Creando occasioni di incontro, iniziative di aggregazione, sensibilizzazione, divulgazione e prevenzione possiamo rendere concreto l’impatto sociale delle nostre iniziative.
Già oggi il panorama è vasto e va dagli appuntamenti in università che stimolano il public engagement alle attività di cooperazione internazionale legate ai workcamp nei Paesi in via di sviluppo; dal coinvolgimento degli studenti internazionali alla promozione delle attività sportive, con le famiglie e gli alumni; dalle possibilità offerte negli spazi e laboratori tecnologici che vengono messi anche a disposizione delle imprese del territorio per incentivare ricerca e sperimentazione fino al potenziamento dei master e dei corsi di potenziamento esistenti.
Tutto questo parte dalla chiara definizione dei nostri indirizzi, indicati dal piano strategico di Ateneo, e proseguirà con un monitoraggio costante e attento nel tempo sul gradimento e l’efficacia delle varie attività che vengono svolte per fare dell’impatto sociale uno strumento vivo, di relazione e di crescita.
Questo sforzo richiede un contributo fondamentale del corpo docente che sta prendendo sempre maggior coscienza di quanto i beni prodotti all’interno delle mura universitarie possano aumentare il benessere della società, che siano beni dal contenuto culturale, sociale, educativo e/o di consapevolezza civile.
Solo il lavoro sinergico di tutte le componenti attive nel tessuto sociale universitario renderà visibili gli effetti positivi del lavoro di ciascuno sul territorio che abitiamo, nella realtà che siamo chiamati a vivere, accrescendo il peso e consolidando il valore di una istituzione che ha da sempre al centro della propria attenzione la persona e quindi la società.