L’incontro tra tecnologie e scienza nuova frontiera di cura
di Beatrice Passarelli
“Intelligenza Artificiale e scienze psicologiche nella costruzione della salute: modelli organizzativi e percorsi assistenziali” è il titolo del convegno di grande attualità ospitato lo scorso 21 ottobre dall’Università Campus Bio-Medico di Roma e promosso da Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Gemelli Isola e Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
All'evento hanno partecipato autorevoli figure tra cui il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari.
Un dialogo a più voci per interrogarsi sulle sfide e gli ostacoli lanciati dall’Intelligenza Artificiale (IA), che trova oggi applicazione in diversi settori della medicina tra cui la diagnostica predittiva, la riabilitazione, la chirurgia robotica, la gestione dei dati e la telemedicina.
Introdurre tecnologie digitali in contesti sanitari offre numerosi vantaggi ma pone quesiti di natura etica, filosofica, giuridica e politica su cui hanno riflettuto i professionisti delle quattro realtà ospedaliere coinvolte nell’evento.
“Il periodo complesso della pandemia ha costretto le strutture ospedaliere ad adattare i propri modelli organizzativi per fornire delle risposte concrete all’emergenza sanitaria, il che ha consentito di sviluppare nuovi setting e nuove modalità di lavoro – ha spiegato la dott. ssa Livia Quintiliani, psicoterapeuta responsabile del Servizio di Psicologia Clinica della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico – In particolare, ci siamo chiesti quale potesse essere il contributo della psicologia nella costruzione della salute, utilizzando le tecnologie senza però allontanarsi dalla dimensione relazionale, fondamentale nel nostro lavoro.
Un esempio sono le prestazioni psicoterapeutiche online, utilizzate per abbattere le distanze e continuare a promuovere il benessere dell’individuo”.
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento tecnologico e come tale necessita di essere integrato nei tradizionali percorsi clinico-assistenziali e governato da figure sanitarie esperte.
Non si può tralasciare l’impatto psicologico che la digitalizzazione ha sui pazienti e sugli operatori in termini di accessibilità, sostenibilità e appropriatezza dei percorsi di cura.
Da qui nasce il bisogno di ridisegnare il modello sanitario, prevedendo che le discipline mediche, psicologiche, etiche e ingegneristiche interagiscano tra loro in una visione di umanizzazione delle cure e centralità del malato.