Lʼamicizia tra lʼinfermiera ucraina e la studentessa russa parla al mondo intero

di Martina D’Onofrio

11 aprile 2022 - Ci sono gli orrori provocati dalla guerra in Ucraina a risuonare nelle nostre quotidianità, come fossero già parte di una nuova normalità. Sembra assurdo eppure il rischio di assuefazione a una nuova ‘tragedia’ mondiale, quando non è ancora tramontata la crisi legata alla pandemia, è quello che denunciano già molti sociologi e acuti osservatori della realtà. D’altronde, la parola ‘pace’ – che rappresentata in italiano, in inglese e in ucraino, illumina la parete dell’edificio della didattica del nostro Ateneo – appare meno pronunciata e invocata di quanto non ci sia bisogno, come il Santo Padre Francesco sottolinea ripetutamente. E come testimoniano ogni giorno Irina e Albina nei corridoi del Centro di cure palliative ‘Insieme nella cura’ della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

Irina è un’infermiera ucraina, in Italia dal 2004, oggi lavora nell’hospice dedicato a pazienti in fase avanzata di malattia: “Sono preoccupata per mia madre e per i miei familiari che vivono in Ucraina, li sento tutti i giorni e cerco di supportarli con le mie possibilità”, racconta nei primi giorni di guerra mentre in quelli successivi si affretterà a far uscire la propria madre dal Paese colpito dal conflitto per ospitarla a Roma, insieme ad alcune ragazze che poi prenderanno la direzione della Spagna per ricongiungersi con una zia. “Ad oggi ancora non riesco a credere come si sia potuto dare il via a un conflitto del genere senza avere il pensiero per le persone costrette a lasciare le proprie case o a nascondersi”, racconta.

A farle eco, come fossero unite da qualcosa che va oltre una semplice amicizia, c’è Albina, studentessa russa al terzo anno del Corso di Laurea in Infermieristica UCBM, in Italia dal 1998, tirocinante negli stessi corridoi in cui lavora Irina. Le due ragazze condividono la stessa passione per la cura dei più fragili e sono sconvolte dalle notizie che arrivano dai Paesi di provenienza, tanto che Albina si trova a confessare allo scoppio della guerra ‘di aver paura che Irina ce l’avesse con lei’, per scoprire ben presto che i rapporti umani possono annientare qualsiasi distanza. “In questo momento molto difficile e vergognoso per l’umanità, io voglio dire che sono russa e amo l’Ucraina”, afferma con commozione. “Non posso accettare che i bambini debbano nascondersi nei sotterranei e vivere nei bunker, in questo momento il mio cuore è con ogni bambino e ogni madre ucraina”, prosegue mentre tende la mano a Irina. Le due, colleghe e amiche, si abbracciano: qui la pace esiste già.