Depurarla con gli scarti alimentari
di Francesca Zinghini
10 maggio 2021 - L'acqua potabile rappresenta solo l'1% di tutte le risorse idriche presenti sulla Terra. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite 2019, nel mondo tre persone su dieci non ne hanno disponibilità e l'obiettivo numero 6 dell'Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030 è "garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie". La depurazione delle acque è quindi un tema particolarmente urgente per la tutela dell'ambiente.
Parte da questa esigenza lo studio di Leone Mazzeo, laureato in Ingegneria Chimica per lo Sviluppo Sostenibile e assegnista di ricerca, che mira a utilizzare materiali di scarto per la depurazione dell'acqua inquinata. Un esempio di materiale impiegato in questo primo lavoro è l'yerba mate, un infuso utilizzato nella tradizione argentina e uruguaiana. Attraverso i filtri del tè è possibile rimuovere le sostanze inquinanti: questi scarti sono infatti bio-adsorbenti, ovvero eliminano sostanze tossiche da una soluzione acquosa (nello specifico, blu di metilene, blu brillante di Remazol e cromo). L'adsorbimento è un metodo a basso costo e ad alta efficienza per rimuovere coloranti e metalli pesanti, soprattutto con l'utilizzo del carbone attivo. Una volta "pulita", l’acqua può essere riutilizzata per l’alimentazione delle caldaie o nella diluizione di prodotti chimici o per scopi irrigui.
Servirebbero invece ulteriori trattamenti biologici per renderla potabile nella prospettiva di risolvere la water scarcity.