La testimonianza di Albanese
di Martina D'Onofrio
21 luglio 2021 - Guardare il mondo capovolto con gli occhi di un missionario comboniano dall'esperienza trentennale nel Sud del mondo è l'iniziativa dedicata agli studenti e ai dipendenti dell'Università Campus Bio-Medico di Roma che ha visto l'intervento di padre Giulio Albanese (nella foto) all'interno del ciclo di seminari "Tutte le strade partono da Roma". Prepararsi per le esperienze di cooperazione internazionale proposte dall'Ateneo in Tanzania e in Perù vuol dire infatti "avere un atteggiamento interiore non solo spirituale ma esistenziale per accogliere le provocazioni che vengono dal Sud del mondo", ha spiegato il prete giornalista che dagli anni ’90 racconta sui mezzi di informazione italiani e internazionali le ingiustizie sociali, le situazioni di crisi e belligeranza che a vario titolo hanno colpito diversi Paesi africani.
Il suo è un discorso che parte dalla complessità culturale rappresentata da un continente – le ‘Afriche’ appunto – con un 1 miliardo e 300 milioni di abitanti e 800 principali gruppi etnici. "Allora se vogliamo parlare di cooperazione, processo che implica una circolarità, dobbiamo avere presente che siamo di fronte a una sfida culturale, in cui non possiamo avere un approccio ‘solidale’ ma dobbiamo mettercela tutta per affermare il riscatto di popoli profondamente colpiti dalle diseguaglianze". Il racconto di vita vissuta in Paesi come il Kenya, l’Uganda o la Somalia è supportato dai dati pubblicati nei rapporti annuali dell’Oxfam che sanciscono una sempre crescente diseguaglianza tra ricchi e poveri: basti pensare che 2153 miliardari del mondo posseggono un reddito superiore a quello del 60% della popolazione. Tutto questo si scontra con la visione occidentale che "abbiamo di un continente povero ma che in realtà è impoverito – ha detto Albanese. L’Africa, che continua ad essere fanalino di coda dello sviluppo, offre risorse naturali di ogni tipo come uranio, petrolio ma anche diamanti, oro, rame e legname. Purtroppo, sia prima delle indipendenze sia in seguito con il ‘neocolonialismo’, il continente nero è stato sempre una terra di conquista, con il prezzo più alto pagato dalle popolazioni locali. Dobbiamo quindi smettere di sentirci benefattori perché quello che le Afriche invocano sono riconoscimento e giustizia".
È un decentramento narrativo quello che chiede il missionario, necessario per operare per il bene comune e per quel senso di giustizia che Papa Francesco ha ben descritto nell'enciclica Fratelli tutti. Temi legati anche all'antropologia culturale e alla salute globale che saranno approfonditi nel corso di preparazione annuale per le attività di cooperazione universitaria dell'Ateneo nell'anno accademico 2021-2022: in autunno i primi due appuntamenti con Corrado Cancedda, Direttore della Botswana University Of Pennsylvania Partnership, e Roberto Ridolfi, Presidente di Link 2007.