"Affamati d'amore" fa luce sui disturbi alimentari più diffusi

di Francesco Unali

Le società scientifiche di Neuropsichiatria e Neuropsicofarmacologia hanno fornito i numeri: tra il 2019 e il 2021 sono raddoppiati i casi di anoressia tra gli adolescenti e si è registrato un +84 per cento di accessi ai servizi di neuropsichiatria, +82 per cento di tentativi di suicidio e +200 per cento nell’ideazione suicidaria, ovvero il pensare al suicidio. Segni di una gioventù molto fragile che rischia, più che in passato, di "generare" adulti in difficoltà. Affrontare il tema dei disturbi alimentari oggi significa interessarsi della società di domani. Anche per questo Fiorenza Sarzanini, vicedirettrice del Corriere della Sera, ha raccontato in un incontro in UCBM la sua vicenda personale e il suo libro "Affamati d'amore" sulle storie di disturbi alimentari conosciute nei centri di Pontremoli, Varese e Todi insieme alla professoressa Laura Dalla Ragione.

Hai scritto un libro che esce dai luoghi comuni perché parte da te, quando eri una giovane giornalista di successo e una sportiva. Improvvisamente cosa era successo?

Qualcosa in me ha fatto tilt. Era anoressia, ma per un anno non capii di avere un problema, anche se quello che mangiavo non lo trattenevo. Ero ostinata nel non voler mangiare, la mia era diventata una forma di autocontrollo e autodistruzione che non mi faceva sentire il bisogno di chiedere aiuto.

Tanti anni dopo hai deciso di rendere pubblica la tua esperienza.

Volevo mandare un messaggio di speranza ai malati e alle famiglie, anche di fronte al silenzio delle istituzioni, e parlarne ai media. Oggi i disturbi alimentari sono sempre più diffusi ma non sono riconosciuti dal Servizio Sanitario Nazionale: l’anoressia è ancora assimilata alle malattie mentali. Questo meccanismo spaventa le famiglie e rende più difficile per molti trovare l’aiuto necessario.

Nel libro spieghi le parole che non andrebbero mai dette a chi soffre di questo male. 

Non si deve mai dire a un anoressico "quanto pesi?" perché tutto quello che riguarda l'intimità aumenta l'ansia di queste persone. Quando non mangiavo queste frasi mi frenavano ancora di più dal toccare cibo. Credo che per aiutare veramente queste persone bisogna andare senza paura dagli specialisti.

Da ragazza hai avuto quel grande modello che è stato tuo papà Mario. Quanto è stato importante avere un modello umano e professionale?7

Vorrei dire che entrambi i miei genitori con il loro appoggio mi hanno dato la forza di affrontare il mio problema e di risolverlo: è importante il sostegno della famiglia, degli amici per continuare ad avere una prospettiva e per uscirne fuori. Ed è importante che le scuole informino su questi temi perché l'anoressia non sia più una malattia difficile da combattere.